Uno dei giudici di Masterchef, Giorgio Locatelli, ha “giudicato” la crisi che stiamo ancora vivendo qui in Italia: dal confronto col Regno Unito, a quanto pare lo chef ha potuto notare che qui la situazione sia stata affrontata in maniera più policizzata.
Guardando con occhio critico e a metà tra Londra e Italia, chef Locatelli ha potuto notare come la crisi sia stata più politicizzata qua da noi rispetto a come l’hanno gestita i nostri cugini inglesi. “Nel Regno Unito c’è stato un grande senso di unità a tutti i livelli, anche politico”, ha detto Locatello. “I laburisti adesso hanno cominciato a parlare di una commissione di inchiesta sugli errori, un anno dopo, non hanno iniziato subito a scannarsi. In Italia invece mi sembra che la crisi sia stata un po’ politicizzata. Nel Regno Unito gli aiuti hanno funzionato, ma nessuno ha ricevuto soldi. Gli imprenditori sono stati sostenuti a livello di tasse e contributi rimandati e dilazionati. L’Iva sul cibo è stata abbassata dal 20% al 5%. Alcune tasse sono state abbassate. E abbiamo avuto accesso a prestiti garantiti dal Governo, che dovremo ripagare in 5 anni a partire dal 2022 con un interesse bassissimo, non più del 2-3%. E poi rispetto all’Italia ha funzionato bene la cassa integrazione, con l’80% dello stipendio rimborsato. Ai nostri dipendenti abbiamo anticipato solo il primo mese, poi ha sempre funzionato. E questo è fondamentale, perchè un ristorante non è fatto di sedie e tavoli, ma di persone. Se il tuo personale non riceve soldi, il minimo è che glieli dia tu. Ma per quanto puoi sostenerlo? Il fallimento ti arriva addosso veloce”.
Così lo chef Giorgio Locatelli, giudice di MasterChef e proprietario del ristorante stellato Locanda Locatelli nel centro di Londra, ha commentato la situazione attuale nel Regno Unito, confrontando il modo in cui è stata gestita nel nostro Paese. Lo chef ha già raccontato le diverse restrizioni che sono state imposte nel Regno Unito, confrontandole anche in quella occasione con le restrizioni imposte in Italia: mentre in Italia continuiamo a saltellare tra una zona rossa e arancione, lo chaf ha raccontato che: “Noi abbiamo avuto sei mesi di chiusura totale, di zona super rossa. Non è esistito l’arancione, il giallo, le aperture. Abbiamo avuto una stretta più decisa rispetto all’Italia e adesso raccogliamo i frutti. Anche perchè la politica sulla vaccinazione qui ha funzionato benissimo, siamo a 33milioni di vaccinati su 65 milioni di abitanti, vuol dire il 50%, ho sentito che in Italia invece c’è la polemica dei furbetti del vaccino, del last minute. Ma a Londra non esiste, è una cosa riconosciuta. Ora siamo già pronti a riaprire le porte del nostro locale. Ho già iniziato a prendere le prenotazioni e faremo 35-40 coperti: siamo già pieni la sera per 4 settimane. La gente vuole uscire, non ce la fa più a tutti i livelli”.
Secondo Locatelli, oltre alle restrizioni più severe iniziali, è stato fondamentale poter programmare (nel Regno Unito), senza l’incertezza di aprire e chiudere: “dal 12 Aprile potremo riaprire i ristoranti nello spazio dei dehors, dal 17 maggio anche al chiuso. Con limitazioni, ovviamente. Noi non abbiamo i Dpcm, ma ci danno le indicazioni di due settimane in due settimane. E questo è fondamentale per la programmazione. Perchè ogni volta che apri e chiudi ci rimetti. Sul mio ristorante ho fatto il conto di circa 10-20mila sterline di perdite ogni volta fra cibo, manutenzione, pulizie. All’inizio non era così, ma dopo esserci lamentati adesso ci danno la possibilità di programmare. In Italia non mi sembra sia così. Mi sembra che la crisi sia stata un po’ politicizzata, più che pensare al problema di aiutare la gente”.
[ Fonte: LaPresse]