Come si dice in inglese, siamo un po’ in ritardo alla festa, ma vi vogliamo comunque raccontare di quando qualche settimana fa Alessandro Cattelan ha intervistato Giorgio Locatelli e ne sono venute fuori delle belle. Vorrete di certo sapere del pugno al premier commis del Savoy, dell’opinione sulla sovranità alimentare e dell’idea di futuro della cucina italiana condivisi dal telechef. E allora ve ne parliamo.
Domande e alette di pollo piccanti
Si chiama Hot Ones Italia il format statunitense sbarcato da poco in Italia e affidato alle mani del nostro Ale Cattelan. Il concetto è semplice: a ogni puntata una nuova celebrità intervistata, che deve sopravvivere alle domande del conduttore e soprattutto alle alette di pollo con salse sempre più piccanti. Cattelan sarà particolarmente affascinato dal piccante, perché già nel 2023 aveva assaggiato con Fedez la patatina più piccante al mondo, rischiando di lasciarci le penne. Certo, tutt’altra cosa è attraversare questa “degustazione” con uno chef che te la racconta anche su sapori, acidità e retrogusti, mentre non si fa troppo pregare per sbottonarsi sulla sua vita e le sue opinioni.
Il futuro della cucina italiana
Mettete il formaggio sulla pasta col tonno? Non va bene. Ma già, forse, della panna nella carbonara si può discutere. “Quando uno adatta una ricetta a quello che ha, non è mai un errore“, dice Locatelli, che vede il futuro della cucina italiana proprio nella commistione di culture diverse e negli ingredienti e piatti che ne derivano. “I piatti più geniali [di MasterChef] sono venuti fuori da figli di immigrati“, che hanno portato nei modelli culinari dello Stivale elementi tipici delle loro culture d’origine.
L’Italian sounding non è poi così male
Disclaimer: no, Locatelli non ha usato queste parole per descrivere il fenomeno di imitazione dei prodotti gastronomici italiani (“ci copiano tutto”), ma condivide una riflessione su cui vale la pena soffermarsi. Il concetto è quello dei beni entry level: quando ci si approccia a qualcosa per la prima volta, non lo si fa subito puntando al prodotto più costoso, ma si comincia ad assaggiare dal basso, per poi magari arrivare ad acquistare una versione più pregiata, costosa e – se l’entry level era un parmesan e non un Parmigiano – originale. Dal canto nostro, dobbiamo curare la qualità e investire nei piccoli produttori.
Il pugno al premier commis e la sovranità alimentare
Abbiamo ascoltato un paio di volte questo passaggio per assicurarci che lo avesse detto davvero – e no, non sembra essere una metafora. Il giudice di MasterChef non nasconde quella volta in cui, giunto finalmente al ruolo di premier commis al Savoy di Londra, diede un pugno a chi occupava precedente quella posizione. Della serie last man standing (parole sue), ovvero: ne rimarrà solo uno.
Chiudiamo con un’osservazione semi-politica. Alla domanda di Cattelan a proposito del ministero della sovranità alimentare e se sia davvero necessario difendere la cucina italiana, Locatelli sogghigna e afferma convinto che “no: c’è bisogno di diffonderla, non di difenderla“. Quando uno ti copia è perché sei al top. E da lì il cerchio riprende dal ragionamento sull’Italian sounding, di cui abbiamo parlato poc’anzi.