Giorgia Meloni vuole fermare “la guerra santa sul clima”: provi a spiegarlo alle Nazioni Unite

Giorgia Meloni torna a parlare di agricoltura, di Pac, di "guerra santa".

Giorgia Meloni vuole fermare “la guerra santa sul clima”: provi a spiegarlo alle Nazioni Unite

Non è un caso che, nel raccontarvi della cosiddetta protesta dei trattori, abbiamo sempre ritenuto opportuno prenderci qualche manciata di righe per sottolineare la sua fragilità. La preoccupazione degli agricoltori, poi fiorita in condannabili scene di vandalismo e richieste intransigenti quanto irragionevoli, si innesta su di una impalcatura contestuale legittima – il culminare di problematiche primariamente di natura economica che rischiano di stritolare gli agricoltori stessi tra le maglie di un mercato evidentemente impietoso.

Da qui l’amara configurazione del braccio di ferro degli ultimi mesi – da una parte i trattori, roboanti nella loro preoccupazione per il futuro, e dall’altra le autorità europee, costrette a dovere traghettare tra proteste sempre più accese e la sempre più pressante sfida ecologica. Questo, in poche parole, il contesto in cui occorre calare i commenti di Giorgia Meloni, apertamente schierata dalla parte degli agricoltori e ancora più apertamente contraria alle politiche verdi comunitarie.

“La guerra santa sul clima” e la posizione delle Nazioni Unite

agricoltura

Badate bene – i commenti di Giorgia Meloni, se valutati in senso lato, sono anche legittimi e condivisibili. La pandemia e l’invasione russa dell’Ucraina hanno “gravato le imprese agricole di un aumento dei costi fissi che ne ha ulteriormente ridotto la redditività”, innescando una spirale di aumento dei costi potenzialmente fatale per imprese e agricoltori.

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L’impressione, però, è che il prospetto di una linea di dialogo fruttuosa e soprattutto ben consapevole del delicatissimo e complicato equilibrio tra le necessità materiali del settore primario e l’urgenza della sfida ecologica finisca per evaporare come neve al sole con il suo puntare il dito verso la transizione verde, colpevole – sostiene la premier – di avere individuato negli agricoltori e nei pescatori dei “nemici da colpire in nome della guerra santa contro il cambiamento climatico”.

Giorgia Meloni parla di “accanimento ideologico”, il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida le fa eco citando “gli errori” compiuti dall’Europa fino a ora. Per la premier la “soluzione”, se così vogliamo definirla, passa attraverso la revisione della Pac alla luce delle conseguenze della guerra in Ucraina, con il testo attuale definito come una “mediazione rispetto alle folli pretese dell’allora vicepresidente Timmermans”.

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D’altro canto le Nazioni Unite non sembrano avere dubbio sull’impatto climatico dell’agricoltura. Sul sito ufficiale della FAO, dove si prende in esame l’ultimo rapporto sullo stato del clima globale, si scrive che “c’è un urgente bisogno di trasformare i sistemi agroalimentari”.

“Gli eventi meteorologici estremi stanno incidendo progressivamente sulla sicurezza alimentare e sull’agricoltura, con implicazioni socioeconomiche più ampie” si legge ancora nel rapporto, che sottolinea le pressanti e attuali preoccupazioni degli esperti circa la sicurezza alimentare, gli spostamenti delle popolazioni e le vulnerabilità delle stesse. Si rileva, per di più, un forte aumento dell’insicurezza alimentare acuta, e che i record degli indicatori di cambiamento climatico, tra cui le temperature superficiali e i livelli di gas serra, siano stati nuovamente battuti nel 2023.