Giorgia Meloni scherza, seppur con una certa amarezza, ma noi – puntuali per mestiere e guastafeste per vocazione – sentiamo il dovere di rassicurarla: l’astinenza volontaria in tempo di Quaresima è di certo lodevole (e a dire il vero strizza anche l’occhio a una fetta considerevole al complesso degli elettori), ma non preclude necessariamente il consumo di alcol.
Immaginiamo che costruire un minimo di contesto sia d’obbligo. Nelle ultime ore Giorgia Meloni ha incontrato i giornalisti della stampa estera, esibendosi in un intervento volutamente scherzoso e anche un poco – il giusto? – autoironico: “Mi invitate proprio all’indomani della sconfitta in Sardegna, non aspettatevi da me grande simpatia oggi…” ha messo in guardia la premier. “Sto pure facendo la Quaresima e non posso nemmeno affogare i dispiaceri nell’alcol”. Ma ne siamo sicuri?
Una (breve) guida all’alzare il gomito in Quaresima
“So che ci si aspetta un intervento leggero” ha esordito Giorgia Meloni nel suo intervento alla cena dei corrispondenti della stampa estera “ma io non ero leggera neanche a 15 anni figuriamoci dopo 16 mesi di governo”. D’altro canto, date le premesse accennate in apertura di articolo, non è evidentemente la giornata migliore “per aspettarsi simpatia e allegria” – anche e soprattutto considerando i vincoli della Quaresima, per l’appunto.
Vincoli che però, almeno in tema di alcolici, sono ben più morbidi di quanto si potrebbe intuire. Se la Quaresima è infatti (o dovrebbe essere, perlomeno) un periodo di virtuosa rinuncia, è tuttavia bene notare come sia stata tradizionalmente declinata dai cattolici in un digiuno dal cibo, e mai nell’astinenza dall’alcol.
Un interessante scritto pubblicato su Aleteia racconta che, storicamente, l’aggiunta di vino all’acqua fosse utile per neutralizzare batteri e patogeni presenti; e soprattutto come l’alcol, birra in particolare, fosse un modo per compensare la debolezza naturalmente derivante dal sopracitato digiuno dal cibo in tempo di Quaresima – e tutto questo senza considerare l’evidente simbolismo che circonda il vino nella tradizione cristiana.
Appreso questo, viene da pensare che astensione dall’alcol possa essere una declinazione emersa in tempi più moderni, o magari una personale (e legittima, beninteso) interpretazione adottata a casa Meloni (anche se, a giudicare dal carattere delle dichiarazioni del cognato in tema vino, ci permettiamo di conservare una sana diffidenza a proposito di quest’ultima lettura).
Giorgia Meloni, al netto delle sue dichiarazioni in apertura su leggerezza (o meglio ancora sulla sua mancanza), pare abbia scherzato con piacere in quella che lei stessa ha definito “questa seduta psicanalitica che facciamo stasera insieme”, pur lasciando trapelare qua e là una comprensibile – di nuovo: date le premesse – amarezza. Nulla da temere, però: si può essere buoni cristiani e bere anche durante la Quaresima. Non è chiaro se ammetterlo possa permettere di ammiccare allo stesso modo alle frange più conservatrici dell’elettorato, però.