In questi giorni in Parlamento è nato un piccolissimo problema: come chiamare Giorgia Meloni? Il presidente? La presidente? Presidentessa? Il signor presidente? Mentre qualcuno ironizza e riporta in auge termini risalenti a Lost (no, non si può chiamarla “Ehi, coso”), ecco che un’arancineria palermitana ha deciso di fare ironia a modo suo.
Allora, il pasticcio è questo. Giorgia Meloni ha già dichiarato che non vuole essere chiamata “presidentessa”. E ok, come termine non lo si può sentire. Però a questo punto, come chiamarla? Forse bastava solamente chiedere all’Accademia della Crusca.
Ci sono molti dubbi, in effetti, su come declinare al femminile nomi professionali che, tecnicamente, sono maschili. Il problema non è solo linguistico, ma anche sociale e comunicativo. Secondo la Crusca, “la presidente” è meglio di “presidentessa”: si tratta di un buon compromesso e che richiama alla memoria altre parole similari come “la preside” o “la cantante”. La lingua italiana, infatti, permette questa modifica dei nomi professionali: basta aggiungere l’articolo giusto ed è fatta.
Il Parlamento, però, non ha pensato di controllare cosa dicesse la Crusca ed ecco che venerdì pomeriggio, Carlo Deodato, segretario generale della presidenza del Consiglio dei ministri, ha pensato bene di inviare una circolare in tutti i ministeri in cui spiegava come ci si sarebbe dovuti appellare a Giorgia Meloni: “Per opportuna informazione si comunica che l’appellativo da utilizzare per il Presidente del Consiglio dei Ministri è: Il Signor Presidente del Consiglio dei Ministri, On. Giorgia Meloni“.
Inutile dire che, non appena trapelata la notizia, sui social non sono mancati i commenti ironici. C’era chi, effettivamente, sosteneva che non si potesse continuare a chiamarla “Coso” (Hurley docet) o “Ehi, tu”. Altri, invece, proponevano appellativi alternativi come “Giorgia Meloni, prima del suo nome, regina degli Andali, dei Rhoynar e dei Primi Uomini, signora dei Sette Regni, protettrice del Regno, principessa di Roccia del Drago, khaleesi del Grande Mare d’Erba, la Non-bruciata, Madre dei Draghi, regina di Meereen, Distruttrice di catene” e ancora “Giorgia Meloni, Figlio di Kmer, della tribù di Ishtar! Della terra desolata del Kfnir! Uno degli ultimi sette saggi: Bvuur, Ghaner, Asta-paring, Divin, Ganhir, Chunchur e Tarahr! Pdor! Colui che era, colui che è stato e colui che sempre sarà, ciuccia qui e ciuccia là! Pdor, grande Pdor che vive negli abissi! Colui che ha inseguito e ha sconfitto i demoni Sem, che ora vagano per il mondo domandandosi: ma num chi sem”.
A questi buontemponi si è aggiunta anche un’arancineria di Palermo, Ke Palle – Arancine d’Autore. L’arancineria in questione ha pubblicato una sua particolare versione della circolare in questione, la circolare di Palazzo KiGi, con tanto di intestazione della Presidenza dell’Accademia dello Street Food.
Nella circolare, destinata a tutti i clienti di Palermo, viene spiegato che, pe opportuna informazione, si comunica che l’appellativo da utilizzare per la Regina della Rosticceria Siciliana è “La Signora Arancina”. La Presidenza ha poi augura to a tutti buon appetito. Ecco il post in questione:
https://www.facebook.com/KePalleArancine/posts/pfbid02EeGQXw21rZAMdYQzvFuXSNyf9o9ER9oD4YCpaM18pL9GPBpJNQ8JgymfqhGiJ7dol
Ok, originali e divertenti, non gli si può dire nulla. Ma alla fine, come tocca chiamare Giorgia Meloni? Beh, probabilmente, dopo aver letto tutti i commenti ironici, ecco che Deodato è tornato sui suoi passi e ha emanato una seconda circolare. In questa spiegava che la prima formula suggerita era quella più corretta secondo l’Ufficio del Cerimoniale di Stato e per le Onoreficenze, ma che poi Giorgia Meloni avesse chiesto di usare la formula più semplice di “Il Presidente del Consiglio dei Ministri”.