Selvaggia Lucarelli contro La Gintoneria di Davide Lacerenza, capitolo uno. Lui, proprietario di un locale di quelli da notti della Milano da bere, frequentatissimo da una certa clientela vip, sta passando qualche guaio, e in effetti non è il primo.
Solo un paio di settimane fa infatti il suo locale tutto paillettes e sciabolate di champagne è stato chiuso per spaccio di droga e assembramenti, dopo che, a seguito di una lite tra un addetto alla sicurezza e un passante, il Questore di Milano ha valutato la possibilità di “un protrarsi di una situazione di pericolo per la collettività”.
Insomma, una cosa non proprio da nulla. E forse non del tutto imprevedibile. Quel che denuncia la giornalista Selvaggia Lucarelli con un lungo post su Facebook è il clima quasi surreale che si respira intorno a quel locale. Un clima di violenza sia da parte degli stessi addetti alla sicurezza (uno di loro, dice Lucarelli, ha precedenti per una grave aggressione a un poliziotto), sia da parte di chi ne gestisce gli affari, e cioè Davide Lacerenza e Stefania Nobile, figlia di Wanna Marchi, ex compagna del titolare della Gintoneria e, dopo aver scontato la sua pena in carcere per truffa, anche sua dipendente.
Lucarelli riporta testimonianze di minacce, più o meno velate (e spesso fatte addirittura a mezzo social), a chiunque provasse a mettere in cattiva luce la credibilità del locale.
C’è anche chi, tra i virgolettati riportati da Lucarelli, si chiede come sia possibile mantenere un tenore di vita come quello ostentato da Lacerenza, avendo sulle spalle undici dipendenti e buttafuori, con un giro di clienti così ristretto e un locale tutto sommato piccolino. La stessa giornalista gliene chiede conto, sentendosi rispondere a suon di due milioni di euro di fatturato dell’anno scorso, che non si sa se si ripeteranno quest’anno ma si vedrà.
Intanto, a corredo del post, Lucarelli aggiunge una serie di video social non esattamente edificanti, in cui Davide Lacerenza appare con amici in atteggiamenti a dir poco sopra le righe. E ancora una volta non possiamo non realizzare quanto siano poco “important” certi ambienti dei vip: perché la classe non è acqua, certo, ma evidentemente non è neanche qualche migliaio di euro di champagne sciabolato con una carta di credito.