L’avevamo detto noi che Selvaggia Lucarelli era stata avventata nel ridurre la bomba carta esplosa nella notte tra il 15 e il 16 gennaio davanti alla pizzeria di Gino Sorbillo, in via dei Tribunali a Napoli, a una mera faccenda di egocentrismo del pizzaiolo campano.
[Gino Sorbillo spiegato a Selvaggia Lucarelli]
[Sorbillo: bomba esplode davanti alla pizzeria di Napoli]
[Sorbillo: il video della bomba contro la pizzeria di Napoli]
Il titolo del pezzo scritto domenica scorsa per Il Fatto Quotidiano non dava adito a dubbi sul pensiero della scrittrice e opinionista tv:“La bomba è l’anima del commercio“.
Ieri Sorbillo le ha risposto, dicendosi dispiaciuto perché con le sue parole Lucarelli: “fomenta l’odio”. Sorbillo ha aggiunto tra l’altro: “Le persone che stanno dietro a una tastiera colgono l’occasione si sfogarsi sui social, perché devono sempre creare il mostro”.
La replica di Lucarelli non si è fatta attendere: “Caro Sorbillo, non fomento odio, scrivo su un quotidiano che lei non ha raccontato la verità e che ha spacciato per intimidazione della camorra un semplice corto circuito che ha provocato un incendio nella sua pizzeria. Risponda nel merito anziché fare la vittima”.
E oggi Sorbillo ha risposto nel merito: “L’incendio in pizzeria fu generato da un corto circuito? Ho i miei dubbi”.
Ma al netto del batti e ribatti, un commento sensato, simile al nostro tentativo di spiegare Gino Sorbillo a Selvaggia Lucarelli, è arrivato da Pino De Stasio.
Ha scritto tra le altre cose il consigliere municipale del Centro Storico di Napoli: “La camorra per intimidire cittadini e commercianti non ha necessità di fare esplodere una bomba all’idrogeno. Ma Selvaggia Lucarelli le immagini a circuito chiuso le ha viste? Si vede un uomo fuggire a gambe levate, dopo avere posizionato la bomba. Mai sminuire certi accadimenti, anche piccoli”.
Invece –a sorpresa– rompendo il fronte dei pizzaioli napoletani compatto nel dare solidarietà a Sorbillo, Giuseppe Vesi si è schierato sulle posizioni di Selvaggia Lucarelli: “Ma Gino Sorbillo e pizzaiolo o piazzaiolo?”.
Ha spiegato Vesi al Mattino di Napoli: “Avevo espresso la mia solidarietà a Gino, ma così passano concetti sbagliati. Siamo presenti con la mia famiglia in tre locali di proprietà nel centro storico, e non abbiamo mai avuto richieste di alcun tipo”.
Il pizzaiolo ha rincarato la dose: “Piuttosto che un pizzaiolo l’amico Sorbillo, in questo caso, mi è sembrato un piazzaiolo, uno alla ricerca di facile pubblicità, quella della piazza. Napoli e la pizza non hanno bisogno di tutto questo, buttare fango sulla nostra città, sul centro storico, serve solo a creare un clima di negatività».
Come se a buttare fango e, visto che ci siamo, anche una bomba carta davanti all’ingresso della sua pizzeria, fosse stato Gino Sorbillo.
[Crediti | Il Fatto Quotidiano, Repubblica Napoli, Corriere del Mezzogiorno, Il Mattino]