La colazione di governo del Giappone ha recentemente concordato un budget supplementare per sostenere le piccole imprese e le famiglie meno facoltose alle prese con l’aumento del costo della vita, trainato dalle più alte pressioni inflazionistiche degli ultimi decenni. Inizialmente le misure di soccorso avevano un valore di circa 11 miliardi di dollari, ma successivamente sono state ampliate fino all’attuale totale complessivo di 21 miliardi di dollari.
Gli aiuti includeranno pagamenti in contanti una tantum di 50 mila yen (circa 360 euro, per intenderci) per ogni bambino nelle famiglie a basso reddito e altri sussidi per far fronte all’aumento dei costi energetici, con l’obiettivo di garantire una fornitura stabile di prodotti alimentari di base; mentre un’altra parte del budget di emergenza verrà invece accantonato per tamponare l’impatto dell’aumento dei costi del carburante. L’intero pacchetto sarà presentato al parlamento giapponese per l’approvazione nel mese di maggio.
In questo contesto, la preoccupazione di alcuni economisti è che il garantire queste nuove misure di aiuto potrebbe causare emissioni obbligazionarie aggiuntive, che di fatto andrebbero a far aumentare ulteriormente il peso del debito pubblico. Se il Giappone era infatti riuscito a entrare, verso l’inizio degli anni ’90, in un lungo periodo in cui il tasso di inflazione sfiorava lo zero, ora si trova a fare i conti con una crescente pressione inflazionistica (tanto che perfino lo snack nazionale è aumentato di prezzo) innescata dallo scoppio della guerra in Ucraina e dai crescenti costi dell’energia e del carburante.