Nella Terra del Sol Levante cresce sempre più l’amore per il formaggio: basti pensare che, nel 2020, il consumo di questo tipo di prodotti in Giappone ha sfiorato le 361 mila tonnellate (in crescita dello 0,2% rispetto all’anno precedente), grazie anche all’accordo di libero scambio Epa datato 2019, che di fatto ha ridotto gradualmente i dazi per le importazioni di formaggio favorendo una crescita tanto in valore quanto in volume. Importante notare, inoltre, che lo stesso 2020 ha in realtà segnato una flessione dei consumi (-5,6% – chiaramente legata all’imperversare della pandemia da Covid-19), poi tornati a crescere nell’anno successivo (+3,4%).
In questo contesto, il “migliore amico” dei nipponici per quanto riguarda l’import di formaggio è l’Australia, forte di una quota del 19,1%, seguita a ruota da Nuova Zelanda (18,8%) e Stati Uniti (16,5%); mentre l’Italia occupa la sesta posizione con un ben più modesto 7,3%. Occorre segnalare, però, che l’interesse per le produzioni dello Stivale sta aumentando, e potrebbe (anzi, dovrebbe) portare con sé un relativo aumento delle vendite. Il seminario di cucina sui formaggi italiani per professionisti del settore, organizzato dall’Agenzia ICE in collaborazione con Assolatte (Associazione Italiana Lattiero Casearia), alla prestigiosa scuola di cucina Hattori, al centro di Tokyo, ha infatti registrato il tutto esaurito: nel corso dell’evento sono state illustrate le caratteristiche e la versatilità dei formaggi tricolore attraverso la declinazione in tre ricette ideate dallo chef Ryuichi Hamasaki.
“Nei primi quattro mesi di quest’anno abbiamo assistito ad una grande ripresa che fa ben sperare” ha commentato il direttore dell’Ufficio Ice di Tokyo, Erica Di Giovancarlo, facendo riferimento alla ripresa delle importazioni. “L’accordo può riprendere a far sentire i suoi benefici effetti. Con il corso di formazione diretto ai professionisti del settore, la nostra Agenzia vuole cogliere il momento giusto per proporre l’eccellente qualità dei prodotti dell’industria casearia italiana, alimenti che come abbiamo dimostrato oggi ben si combinano anche con la cucina locale”.