Gianfranco Vissani ha deciso di riaprire il suo ristorante a Baschi. Dopo cinque mesi, Casa Vissani riapre i battenti, ma senza false illusioni: lo chef spera di riuscire a lavorare per coprire almeno le spese. E annuncia modifiche al menu: ci saranno nuovi abbinamenti, come quello fra l’anatra e l’anquilla.
A fine maggio, Vissani aveva annunciato che non avrebbe riaperto a Baschi: la motivazione era stata che in cucina sarebbe stato impossibile mantenere le distanze.
Ma adesso ha cambiato idea, anche se continua a criticare le scelte fatte dal Governo durante l’emergenza Coronavirus, esattamente come fatto durante tutto il lockdown.
In particolare Vissani accusa Giuseppe Conte di non aver mantenuto le promesse: il premier aveva dichiarato che nessuno sarebbe stato lasciato indietro, ma non è andata proprio così. Basta guardarsi intorno: per tornare alla situazione pre Covid-19 toccherà aspettare minimo 3-4 anni. E questo solo se tutto andrà bene.
Vissani ha sottolineato che ristoratori, albergatori e gestori dei locali avrebbero dovuto essere sostenuti maggiormente durante il lockdown e ancora adesso hanno bisogno di aiuti. Se il Governo vuole davvero aiutare l’Italia, deve fare più debito pubblico. E lamenta il fatto che gli aiuti vengono concessi solo a Fca e non al settore della ristorazione che, da solo, vale il 13% del Pil.
Per tutti questi motivi Vissani aggiunge che forse avrebbero fatto meglio tutti a non riaprire: non sa quante attività riusciranno a rimanere aperte in autunno. In Francia, per esempio, si ipotizza che il 60% non riaprirà. Citando la Francia, poi, Vissani ha parole dure anche per l’Europa: da imprenditore ne uscirebbe subito visto che questa UE sembra avere figli e figliastri.
Lo chef ha anche ribadito che questa crisi provocata dal Coronavirus acuirà ancora di più le differenze sociali fra la gente normale e quella che ha i soldi. Per questo motivo i ristoratori dovrebbero fare “maggiore corporazione”: se lo Stato non li aiuta, dovranno aiutarsi fra loro.
Anche Luca Vissani, figlio dello chef e titolare del ristorante a poca distanza da Orvieto, è sulla stessa linea di pensiero del padre: sono ripartiti sì, ma non certo per fare chissà che fatturato. Lo hanno fatto per aiutare i collaboratori e i dipendenti.