Ad ascoltare Elon Musk ad Atreju, il raduno di Fratelli d’Italia tenutosi negli scorsi giorni (dal 14 al 17 di dicembre, a essere precisi) in quel di Roma, c’era anche Gianfranco Vissani. Ma non (solo) a curiosare, badate bene: lo chef umbro, che ha fatto della schiettezza – nello stile, nelle battute e, perché no, anche nella cucina – un eloquentissimo biglietto da visita, è stato a sua volte invitato all’evento romano per salire sul palco. “A parlare di prodotti”, come lui stesso ha detto.
Gianfranco Vissani è stato ospite del dibattito “il valore della qualità per il benessere di persone e imprese”, colorata (in senso buono, badate bene) chiacchierata con il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida. Colorata in tutti i sensi, badate bene, ché in tutto quel nero che brulicava ad Atreju lo sguardo non poteva che cadere su quei dettagli che “disubbidivano” all’omogeneità cromatica: Vissani indossa pochette rossa, sciarpa rossa, scarpe rosse.
Gianfranco Vissani e il rosso ad Atreju
Quando si parla di colori, a maggiore ragione in un contesto come quello di Atreju, si può anche correre il rischio di essere fraintesi, di vedere un qualcosa che in realtà non c’è, di intendere ombre quanto in realtà brilla il sole. Gianfranco Vissani, “interrogato” dai giornalisti presenti, ha messo i puntini sulle i: “Ma mi devo levare la sciarpa?” ha risposto a un cronista di Open. “Ma dai, io sono cinquant’anni che porto le scarpe rosse!”.
Quando gli viene chiesto quale prelibatezza preparerebbe alla premier Giorgia Meloni, ancora una volta Gianfranco Vissani risponde con malizia: “Le cucinerei un soufflé, lei cresce piano piano” spiega. “È come una valanga, quando sta in cima, scoppia”.
Poi una seconda precisazione su colori e cucina: “Ricordati” dice ancora al giornalista “che la cucina non ha bandiere o colore politico”. Gianfranco Vissani è ironico e taglia corto. “Da me sono venuti tutti, io non faccio il politico, non sono né di destra né di sinistra, ma se c’è da difendere l’orgoglio italiano sono il primo a sedermi a un tavolo contro che le cazzate che sento” racconta ancora a Open.
“Dobbiamo aiutare le tante piccole e medie imprese in difficoltà” continua ancora Vissani “che stanno barcollando perché non hanno più la materia prima, noi dobbiamo produrre poco e fare tanta qualità. Non possiamo metterci né con la Cina né con quei quattro imbroglioni degli arabi che ora hanno puntato gli occhi sull’olio d’oliva. Pensate a quando l’olio arriverà nei supermercati a 3-6 euro e tutti lo andranno a comprare”.