L’introduzione delle recensioni online, siano queste per bar, ristoranti, musei o qualsiasi altra attività, è da sempre stata circondata da una serie di controversie. Se infatti la possibilità di esprimere il proprio parere, condividendolo naturalmente con altri utenti, va a creare un’ambiente di trasparenza di cui dovrebbe giovare il consumatore finale; dall’altra ha dato voce a frustrazioni, tentativi di ricatto, accanimenti e, più banalmente, bugie che rischiano di minare seriamente la nomea di un dato locale. È questo il caso dell’Hostaria Ducale, ristorante di Genova che si è trovato a fare i conti con numerose recensioni false: la situazione era diventata così pesante da spingere lo stesso titolare a contattare Google, ossia la piattaforma utilizzata dagli ignoti per pubblicare il sopracitato contenuto diffamatorio,
La vittoria in tribunale
I primi approcci non si sono rivelati particolarmente fruttuosi, purtroppo. Il motore di ricerca si era limitato a respingere al mittente le richieste di rimozioni delle recensioni incriminate, sottolineando come queste fossero di fatto conformi alle linee guida della community. Un vicolo cieco, in altre parole: Google si rifiutava di riconoscere il materiale diffamatorio come falso, e dunque di rimuoverlo; e per l’Hostaria Ducale l’unica opzione rimanente sembrava fosse quella di buttare giù il proverbiale boccone amaro.
Come si suol dire – quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. Le stesse autorità regionali liguri hanno deciso di far sentire il loro peso scrivendo a Google Italia, chiedendo una ulteriore verifica del materiale nel nome della tutela delle singole attività ma anche, naturalmente, dell’immagine della Liguria stessa. Il titolare di Hosteria Ducale, nel frattempo, ha trovato supporto per la propria causa nell’avvocato Manuel Macrì, e ha “portato” Google in tribunale. Una mossa azzardata? Un Davide contro Golia dei giorni nostri?
In seguito al deposito di un ricorso d’urgenza a tutela della reputazione del locale in quesitone, il tribunale di Genova ha accolto la richiesta di ” rimozione inaudita altera parte”. Stando a quanto lasciato trapelare, il giudice avrebbe stabilito che “in tema di responsabilità degli hosting provider (quale è Google Ireland) la S.C. stabilmente statuisce che la responsabilità derivante dallo svolgimento di attività di hosting sussiste in capo al prestatore di servizi di rete che non abbia provveduto all’immediata rimozione dei contenuti illeciti” e quindi il motore di ricerca “avrebbe potuto facilmente riconoscere la falsità, provvedendo quindi autonomamente alla loro eliminazione”.
In altre parole, tradotto per chi non mastica il legalese – Google avrebbe potuto (e dovuto) riconoscere la falsità delle recensioni e rimuoverle. Il risultato? Il nostro Golia è stato condannato a pagare 6.700 euro a titolo di spese legali; mentre il titolare dell’Hostaria Ducale ha per di più ventilato la volontà di voler continuare la battaglia legale chiedendo a Google anche i danni derivati dal materiale diffamatorio.
Si tratta, naturalmente, di una vittoria epocale per questo contesto: come abbiamo accennato il fenomeno delle recensioni false è ampiamente diffuso: segnaliamo, ad esempio, Tripadvisor che si trovò costretto a bloccare il servizio per il ristorante dove fu aggredita Beauty Davis, o la crociata dei cosiddetti haters ai danni di Salt Bae.