Ieri, mentre per festeggiare San Patrizio i pub italiani si coloravano di verde trifoglio sfoderando pinte di Guinness e birra stout come se il proibizionismo fosse alle porte, la fontana di piazza De Ferrari, a Genova, era tinta di verde basilico, mentre i manifestanti di un curioso flash mob inneggiavano al pesto.
Sotto la pioggia scrosciante si elargiva gelato fiordilatte e basilico per ritemprare gli sfidanti del Campionato Mondiale di Pesto Genovese al Mortaio, e mentre altri ballavano sguaiati con il Gabibbo (?!) si raccoglievano le firme per raccomandare il pesto genovese all’Unesco: la salsa genovese preparata al mortaio deve diventare bene immateriale dell’Umanità, dicevano tutti.
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Una faccenda dannatamente seria, nonostante il primo firmatario della petizione fosse un bolognese, tal Morandi Gianni.
Poco importa, il pesto raccoglie un tifo trasversale, come dimostra lo tsunami di residenti e turisti che ieri si è abbattuto sul Palazzo ducale del capoluogo ligure, teatro del già citato Campionato mondiale del pesto al mortaio, contrassegnato da una quarantina di sfidanti provenienti anche da Hong Kong, Columbus (Ohio), Libano e Norvegia.
La gara assegnava quaranta minuti di tempo per preparare il miglior pesto possibile. Tutti avevano a disposizione gli stessi ingredienti: basilico genovese DOP della riviera ligure, pinoli italiani, aglio di Vessalico (Imperia), parmigiano reggiano DOP, fiore sardo, sale marino delle saline di Trapani, olio extravergine di oliva DOP Riviera Ligure.
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Ha vinto un milanese, genovese d’adozione e sommozzatore di professione, il 40enne Emiliano Pescarolo, nonostante alla premiazione sia stato proclamato per sbaglio un altro vincitore, come da copione in ogni kermesse che si rispetti.
Se il folklore non è la vostra tazza di tè, sappiate della gara parallela, “Io e il mio pesto”, concorso letterario a tema, che in questo caso chiedeva ai lettori del Secolo XIX, il quotidiano genovese, di raccontare il proprio rapporto con la salsa.
In tutto questo, la raccolta firme per la candidatura a Patrimonio Unesco è stato il vero fulcro degli eventi, tutto girava intorno a quelle: ieri ne erano state raccolte 12.000 nella sola Genova, oggi arriveranno i dati delle altre province liguri e di un centinaio di località regionali riportate una ad una dal Secolo XIX.
Come se tutto questo bailamme non fosse abbastanza, nelle piazze dei vari comuni si è svolta una “pestata collettiva” attira-consensi: se questa non è una campagna elettorale del pesto al mortaio, ditemi voi cos’è.
[Crediti | Il secolo XIX; immagini: Repubblica Genova]