L’influenza aviaria continua ad accendere campanelli d’allarme e a farci vivere inquietanti déjà-vu. L’ultima notizia è quella della morte, negli Stati Uniti, di un gatto di casa entrato a contatto con il virus H5N1 attraverso cibo per animali preconfezionato. A esaminare il contenuto specifico della bustina incriminata non ci si stupisce troppo. L’ingrediente principale era tacchino crudo e congelato: un uccello insomma, peraltro non cotto, l’opposto di quanto le autorità sanitarie continuano a predicare. L’infezione nel corpo di un mammifero alza l’asticella dell’agitazione, ma non è (purtroppo) nulla di troppo nuovo.
L’aviaria nei felini
Come apprendiamo dal comunicato del dipartimento dell’agricoltura dell’Oregon, il gatto domestico deceduto era venuto a contatto con quella che viene più correttamente definita influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI). L’anello della catena che collega il micio al patogeno stava nella sua ciotola del cibo: una bustina di umido a base di tacchino crudo e congelato, venduta dall’azienda Northwest Naturals, di Portland. Il lotto incriminato è stato ritirato dal mercato e tutte le persone che ne avevano acquistato delle bustine sono state invitate a gettarle.
Le autorità sanitarie dell’Oregon stanno ora monitorando lo stato di salute della famiglia che viveva con il micio, per assicurarsi che non sviluppi sintomi riconducibili allo stesso virus (al momento non rilevati). Il consiglio in materia alimentare rimane sempre quello: evitare di consumare, e di far consumare ai propri animali, cibo crudo o semicrudo – latte e non solo.
Purtroppo non è il primo caso di mammifero infetto e deceduto per via dell’influenza aviaria. Nello Stato del Washington nelle scorse settimane sono deceduti venti grandi felini che vivevano in un santuario, il Wild Felid Advocacy Center of Washington. Secondo alcuni studi, il rischio di morte per contrazione del virus H5N1 sarebbe parecchio elevato proprio nei felini. Ciò che osserviamo è un rapido e per nulla nuovo mutamento del virus; il salto di specie, d’altronde, è già avvenuto e a metà mese è stato registrato un caso grave in California, dove è stato dichiarato lo stato di emergenza.