Le nonne ci insegnano che la canottiera della salute non fa mai male d’inverno. Solo che in Galles hanno deciso di estendere questo dato di fatto anche alle vigne: qui gli agricoltori, per far maturare meglio l’uva, hanno deciso di mettere dei cappottini di vello di pecore fra le viti.
Galles: come far maturare l’uva con i cappottini di lana di pecora
L’azienda vinicola in questione è la Gwinllan Conwy Vineyard e ha deciso di mettere questi cappottini di lana di pecora fra le viti, per due motivi:
- combattere le erbacce che finiscono col soffocare le viti
- riflettere la luce del sole sui grappoli in maturazione
L’azienda ha testato questa bizzarra idea e pare che la cosa abbia avuto un così tale successo da convincere anche i produttori neozelandesi ad adottare la stessa tattica. Si tratta, infatti, di un modo green per migliorare la qualità delle uve e per tenere liberi i vigneti dalle erbacce infestanti senza dover ricorrere a pesticidi o altri prodotti chimici.
La Gwinllan Conwy Vineyard ha sede a Llangwstenin: ha iniziato a mettere il vello delle pecore sul terreno intorno ai filari di viti nell’ottobre 2021. Visto il successo, questa settimana ha ordinato più di 3mila velli di lana di pecora per poter implementare ulteriormente il suo metodo sostenibile e usarlo sempre, visto che sta ottenendo dei riscontri molto positivi.
Ad avere la geniale idea è stato l’agricoltore locale Gareth Wyn Jones. Nel 2021 aveva visitato il vigneto insieme al figlio Sion e aveva notato che intorno alle viti veniva usato un diserbante a base di glifosato (pesticida che probabilmente a breve verrà vietato nel Regno Unito).
Colin Bennet, co-proprietario della cantina, in realtà stava cercando metodo alternativi per tenere a bada le erbacce, visto che aveva deciso di convertire il vigneto alla viticoltura biologica.
Così Wyn Jones aveva spiegato a Bennet che lui aveva messo il vello di pecora intorno ai suoi meli e nell’orto. L’idea di base era quella di trattenere l’umidità e di fornire così ulteriori sostanze nutritive al terreno. Inoltre pare che la lanolina presente nel vello scoraggi anche la presenza delle lumache (a proposito di lumache: un altro sistema per tenerle lontane dalle viti è quello di liberare nel vigneto un esercito di anatre mangia lumache, provare per credere).
Wyn Jones aveva usato questo sistema anche intorno alle piante di fragole e i risultati erano stati fantastici. Così Bennett si è convinto e ha provato ad usare del vello di pecora intorno ad alcune viti. Durante la prova non è stato usato nessun erbicida e sono stati poi prelevati dei campioni di terreno e foglie per confrontarli con quelli relativi a viti che non avevano il vello di pecora accanto.
Confrontando i dati si è visto che il terreno coperto dal vello di pecora era più ricco di nutrienti e questo perché man mano che i velli si degradano, rilasciano sostanze nutritive utili al terreno. E queste sostanze finiscono poi col nutrire le viti.
Inoltre i velli avevano il pregio di riflettere la luce solare sulle viti, facendo maturare meglio le uve. Questo vuol dire avere acidi con più zucchero e dunque più alcol. Anche se un 2% in più apparentemente potrebbe non sembrare molto, in realtà vuol dire che da queste uve si otterrà un vino molto più corposo.
Intanto Gareth e Sion Wyn Jones hanno fondato l’azienda Wool & Wine: grazie ad essa forniscono velli di pecore direttamente alle aziende agricole. Mentre la Gwimllan Conwy Vineyard è diventato il primo vigneto cliente dell’azienda, ecco che sono stati contattati anche da viticoltori della Nuova Zelanda. Ma non solo: anche la British Wool, l’ente che riunisce gli allevatori di pecore della Gran Bretagna, è interessato a questo progetto perché potrebbe permettere l’utilizzo di milioni di velli di pecora più grossolani e di minor valore che altrimenti andrebbero persi.