Uva da tavola e mele sono i prodotti italiani più esportati nel settore ortofrutta, ma mentre le mele sono una certezza storica, saldamente in prima posizione, è l’uva a segnare la progressione più interessante. Secondo i dati Istat elaborati da Fruitimprese l’uva da tavola è il secondo prodotto ortofrutticolo italiano nell’export, e nel 2020 ha visto un notevole aumento sia di volume (+7,25%), che di valore, dove ha registrato un + 9,95%, per un totale di oltre 720 milioni di euro. Fruitimprese fa notare che siamo il terzo produttore al mondo.
Quello che viene fuori da i numeri è in parte prevedibile e in parte interessante: prevedibile che con la pandemia e il generalizzato rallentamento dell’economia, anche le esportazioni delle imprese italiane di ortofrutta siano calate, e infatti, si registra nel 2020 un -3,4% della quantità. D’altra parte però, si nota un aumento dei ricavi rispetto alla frutta fresca venduta all’estero, un +7% che denota il successo nello spuntare prezzi più convenienti.
Secondo Giacomo Suglia, vicepresidente nazionale Fruitimprese e presidente APEO, questo dipende anche dal fatto che le imprese italiane ci hanno visto lungo e da qualche anno a questa parte hanno iniziato un’operazione di riconversione delle coltivazioni introducendo in misura sempre maggiore le varietà senza semi.
“Alla luce di questi risultati mi aspetto una grande considerazione da parte della politica e delle istituzioni, regionali e nazionali, affinché diano la giusta considerazione ad un settore vitale per l’equilibrio socio-economico del nostro Paese. Aver raggiunto questo traguardi, con le difficoltà del Covid-19, i mille problemi legati ai cambiamenti climatici e il perdurante embargo con la Russia (che dura dall’agosto del 2014), è motivo di profondo orgoglio per questo settore”, commenta Suglia.
[Fonte: Askanews]