Avete mai sentito parlare del progetto “Frutta e verdure nelle Scuole”? Se la risposta è no, vi facciamo un piccolo riassunto. Il progetto, sulla carta, è di quelli encomiabili, volto a portare più frutta e verdura nelle scuola primarie italiane, incoraggiando i bambini a consumarle e coinvolgendoli attraverso “specifiche giornate a tema (Frutta Day) e giornate dedicate, durante le quali sono distribuiti contemporaneamente molti tipi di prodotto, da consumare nei diversi modi possibili”. Così, almeno, è quanto si legge sul sito dell’iniziativa, promossa dal Ministero delle politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo – altrimenti detto Mipaaf- già da qualche anno.
Bello, ci piace. Meno merendine, più frutta di stagione.
Stiamo parlando di numeri grossi, sia chiaro: “una media di circa un milione di alunni coinvolti e dall’attivazione del Programma ad oggi i risultati evidenziano una crescente propensione al consumo dei prodotti ortofrutticoli da parte delle famiglie e dei bambini”.
Applausi a scena aperta.
Improvvisamente, sembra anche a me così semplice far mangiare la frutta e la verdura a mia figlia senza trasformare ogni pasto in una discussione che so già che andrò a perdere.
Già, ma le cose pare che non stiano esattamente così. Infatti, basta andare a visitare la pagina Facebook del progetto per capire che l’iniziativa pare fare acqua da tutte le parti, e per ipotizzare che il social media manager incaricato dal Ministero presto subirà lo stesso esaurimento nervoso di quello che rispondeva sulla pagina dell’Inps. Sotto ogni post, infatti, è un continuo di mamme che si lamentano: “Il progetto non è partito”, “La frutta e la verdura non sono mai di stagione”, “Ma a mio figlio non piacciono le mele”.
Che ansia queste mamme, verrebbe da dire.
Invece pare proprio che abbiano ragione loro. Già da tempo, infatti, Il Fatto Alimentare aveva documentato la consegna ai bambini di frutta fuori stagione, troppo acerba per essere mangiata, marcia o ammuffita. E nell’anno scolastico in corso, invece, la distribuzione è appena partita, in ritardo a causa di problemi burocratici. Tutto sommato, non è male sapere che i nostri figli potranno beneficiare di un’alimentazione sana per ben un mese prima della fine della scuola.
Su, non stiamo qui a lamentarci. In fondo si tratta di un’iniziativa educativa, mica possiamo demandare alla scuola l’equilibrio dietetico delle nostre famiglie. Il principio del progetto del Ministero non è quello di nutrire bene i bambini, ma quello di sensibilizzarli a pasti più sani, di educarli alla conoscenza e al rispetto della natura e dei suoi frutti.
La conferma arriva proprio dal sito ufficiale del progetto, dove si parla di “diffusione di messaggi educativi sulla generazione di sprechi alimentari e sulla loro prevenzione” e di “favorire la conoscenza dei processi produttivi degli alimenti”. Giusto, bravi, Voi del Ministero.
Sarà per questo, forse, che – come nota GreenMe – avete pensato di distribuire la frutta del progetto in confezioni di plastica usa e getta? No, perché viene da chiedersi quale sia il messaggio educativo nella consegna di una bustina di plastica (del tutto simile a quella di alcuni Happy Meal di McDonald’s, tra l’altro) contenente qualche fettina di mela tagliuzzata. È forse una sensibilizzazione ecologica, nell’epoca che sta mettendo al bando la plastica monouso, tra i principali inquinanti dei nostri mari? O magari dietro c’è la volontà di far conoscere ai bambini la natura, spiegando loro come è fatto un frutto? O in ultimo, ci viene in mente, forse volete dare un insegnamento a noi, facendoci sapere che i nostri figli, evidentemente, in età scolare non sono in grado di tagliare e sbucciare una mela con le loro manine.
[Immagine: GreenMe]