Se leggendo il titolo avete avuto l’impressione di aver già sentito questa storia, non avete tutti i torti: già l’anno scorso gli agricoltori della Francia (e non) tentarono di tamponare i devastanti danni delle gelate tardive accendendo fuochi e falò tra le colture. Il risultato? Una perdita del 50-80% del raccolto, almeno per quanto riguarda i vigneti.
Anno nuovo, stessa vita. Anche quest’anno, i produttori francesi sono dovuti ricorrere all’accensione di candele e altri fuochi per tenere le viti al caldo, mentre la gelata tardiva minaccia di rovinare irreparabilmente i raccolti. Ok, vero, da che mondo e mondo le gelate primaverili non sono nulla di nuovo, e a dirla tutta la vite – in condizioni più o meno normali – è in grado di resistere al temporaneo calo delle temperature senza subire troppi danni. Capite bene però che se per tutto marzo la temperatura media si tiene sui 20 gradi, traendo le gemme dalla protezione della corteccia, svegliarsi di mattino e notare che il termometro segna -5 (com’è successo questa stessa settimana in Borgogna) fa rizzare i capelli. Lo scorso aprile, che seguì un andamento molto simile a quello corrente, fu descritta dai funzionari del governo francese come “probabilmente la più grande catastrofe agricola dell’inizio del 21° secolo”. Siamo già pronti per il bis?
E il resto d’Europa non se la passa meglio. In Svizzera i media locali affermano che il racconto nazionale di albicocche, prugne e ciliegie è a rischio a causa del gelo improvviso, e le basse temperature stanno causando preoccupazioni di questo genere anche nei frutteti del Belgio e dei Paesi Bassi. E noi? Beh, in Italia si parlava già di “primavera” a metà febbraio. Tutto molto rassicurante.