La Francia tende una mano agli agricoltori che rinunciano al glifosato mettendo sul piatto un sostegno finanziario da ben 215 milioni di euro. Si tratta, fondamentalmente, dell’ultimo capitolo dell’ingombrante volume di controversie che circonda l’erbicida in questione, finito sul “banco degli imputati” con le accuse di essere potenzialmente cancerogeno e di danneggiare le popolazioni di api selvatiche. La misura francese, per di più, poggia sulla piena approvazione delle autorità governative europee, che per l’appunto hanno concesso il loro via libera al governo d’Oltralpe affinché quest’ultimo possa sostenere economicamente le aziende che si impegnano a non utilizzare più l’erbicida, trovandosi così a dovere sostenere costi più elevati.
La lotta francese contro il glifosato
A onore del vero non si tratta certo della prima misura introdotta dalle autorità francesi in questo contesto: nell’ormai lontano 2017, ad esempio, il presidente Emmanuel Macron promise una rinuncia totale al glifosato su tutto il territorio nazionale entro i prossimi tre anni. Come sovente accade, tuttavia, le tempistiche si rivelarono eccessivamente stringenti; tanto che il regime di aiuti venne presentato dall’Eliseo solamente verso la fine del 2020 e poi introdotto nella finanziaria durante l’anno ancora successivo. Il risultato, in ogni caso, fu concreto: un credito d’imposta annuo di 2500 euro per ogni singola azienda pronta ad abbandonare l’uso del glifosato.
Credito che, naturalmente, venne introdotto con l’idea di essere una compensazione per chi fosse intenzionato a impegnarsi in questa direzione. In particolare, la misura aveva come obiettivo l’ergersi a fondo di sostegno soprattutto per quelle aziende agricole che trattano le cosiddette coltivazioni permanenti, come il grano o il mais, o in alternativa gli allevamenti che si dedicano a questa tipologia di colture per alimentare il proprio bestiame. L’astensione dall’erbicida, infatti, avrebbe danneggiato maggiormente – almeno nel breve termine – proprio questo tipo di aziende.
Come brevemente accennato in apertura, è bene notare che il regime proposto da Parigi è stato pienamente accolto dall’esecutivo dell’Unione europea, che non ha esitato a definirlo “necessario, appropriato e proporzionato per affrontare una grave perturbazione economica in uno Stato membro”; nonché “in linea con le condizioni stabilite” nel Quadro di crisi temporaneo entrato in gioco in seguito dell’inizio delle ostilità tra Ucraina e Russia.
La questione glifosato, in ogni caso, si mantiene stolidamente aggrappata al filo del dubbio: i Paesi membri si trovano tuttora in attesa del parere definitivo dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) che, di fronte alla natura discordante dei numerosi pareri scientifici ricevuti (ne ricordiamo uno in particolare, redatto dall’European Chemicals Agency, che sosteneva come l’erbicida in questione non fosse in realtà cancerogeno), ha preferito allungare le tempistiche necessarie a compilare una valutazione risolutiva.