Francia, abbattuti 800 tori rimandati indietro dall’Algeria: avevano mangiato fieno del paese africano

La Francia ha deciso di abbattere 800 tori che l'Algeria gli aveva rimandato indietro per un bisticcio burocratico: i bovini erano colpevoli di aver mangiato del fieno nel porto algerino, paese in cui è presente l'afta epizootica.

Francia, abbattuti 800 tori rimandati indietro dall’Algeria: avevano mangiato fieno del paese africano

Questa storia ha del surreale. La Francia ha deciso di abbattere 800 tori che erano stati rimandati indietro dall’Algeria a causa di un problema burocratico. Perché? Beh, perché nel porto algerino, prima di rispedirli al mittente gli avevano dato del fieno da mangiare. Solo che in Algeria è presente l’afta epizootica, quindi la Francia ha deciso di abbatterli per motivi di sicurezza.

Il problema è che quei tori sono stati uccisi a causa di un fraintendimento burocratico. Si parla di 780 tori, di circa 700 kg ciascuno. In pratica i tori erano stati trasportati dalla Francia all’Algeria a inizio settembre, sulla nave Nader A.

Quando le autorità algerine hanno ispezionato i documenti del bestiame, hanno notato che, a livello di vaccinazione, i colleghi francesi avevano scritto IBR positivo. Il fatto è che i francesi, con il termine “positivo”, intendevano dire che la vaccinazione era avvenuta. Ma i funzionari di Algeri hanno frainteso questa dicitura e hanno pensato che i francesi intendessero dire che gli animali erano portatori dell’IBR, il virus della rinotracheite bovina infettiva, malattia molto contagiosa.

bovini

Già qui ci sarebbe da discutere: se gli animali fossero stati davvero positivi, i francesi, in teoria, non avrebbero potuto inviarli. Comunque sia, i funzionari di Algeri hanno pensato che la positività si riferisse alla malattia e non alla vaccinazione, così hanno rispedito al mittente gli animali. In realtà pare che le autorità francesi avesse chiesto a quelle algerine di praticare l’eutanasia agli animali già direttamente ad Algeri (e anche qui sorgono dei dubbi: se tu, autorità francese, sapevi che gli animali non erano infetti, ma che il termine “positivo” era riferito al vaccino, perché non hai provato a spiegare l’equivoco alle autorità algerine?), ma le autorità locali si sono rifiutate.

Così, dopo tre settimane che gli animali erano bloccati nel porto, ecco che sono tornati in Francia. Al porto di Sète, però, al posto di essere macellati normalmente, ecco che gli animali sono stati uccisi e i corpi bruciati.

Le autorità francesi, infatti, hanno a loro volta contestato il fatto che il bestiame fosse stato nutrito ad Algeri con fieno locale (e cosa avrebbero dovuto dargli da mangiare in quelle settimane se non fieno del posto? Dubito che nella stiva ci fosse sufficiente mangime francese per sostenerli per tutto quel lasso di tempo). Il guaio è che in Algeria è presente l’afta epizootica, quindi i francesi hanno voluto evitare qualsiasi remota possibilità di contagio e introduzione della malattia in Francia, uccidendo tutti gli animali.

Il problema è che situazioni come questa si verificano continuamente, senza considerare, poi, gli episodi relativi alle pessime condizioni di trasporto, gli annegamenti e le condizioni climatiche e di viaggio spesso insostenibili per gli animali. Per questo motivo le organizzazioni europee che si occupano di tutelare il benessere degli animali hanno chiesto che venga posta fine alle esportazioni di animali vivi verso Paesi terzi.

Anche l’anno scorso si era verificato un caso analogo: una nave che trasportava 900 vitelli continuava a fare avanti e indietro nel Mediterraneo in quanto nessun porto la faceva attraccare.