Sforziamoci di guardare il bicchiere come mezzo pieno, suvvia: non vi pare una notizia meravigliosa apprendere che Francesco Lollobrigida, il nostro ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare (guai a dimenticarla, questa parte), che nel corso degli ultimi mesi ha a più riprese dato prova di una comunicazione un po’ carente di garbo (il cibo coltivato “fa schifo“, la tragedia di Cutro “crea frustrazione” ai giornalisti, la preoccupante citazione alla sostituzione etnica…), abbia deciso di appoggiarsi alla solida guida di un vocabolario prima di lanciarsi in altri (disastrosi) interventi? Apprezziamo lo sforzo, insomma – limpida caratteristica di un uomo capace -, anche se i contenuti lasciano ancora un poco a desiderare: pare, infatti, il cognato più famoso dello Stivale il vocabolario della Treccani l’abbia usato solo per verificare di potere dire “etnia”.
Francesco Lollobrigida e la tutela dell’etnia italiana
Eh sì, l’argomento è ancora una volta quello della tutela dell‘etnia, un campo in cui Francesco Lollobrigida – come brevemente accennato – si è già esibito in un magistrale scivolone citando la sostituzione etnica, complotto notoriamente vicino agli spazi dell’estrema destra. La critica dell’opposizione – e non solo, a onore del vero – fu naturalmente radicale, spietata e soprattutto legittima; ma il ministro della Sovranità Alimentare, dopo essersi preso qualche tempo per leccarsi le ferite, pare essere tornato alla carica sull’argomento. Stavolta armato di vocabolario.
“Credo che sia evidente a tutti che non esiste una razza italiana” ha commentato Lollobrigida, ospite agli Stati generali della natalità. “È un falso problema immaginare un concetto di questa natura. Esiste però una cultura, un’etnia italiana, quella che la Treccani definisce raggruppamento linguistico culturale, che immagino che in questo convegno si tenda a tutelare”.
L’intera vicenda assume connotati comicamente grotteschi se consideriamo che, per giustificarsi dal sopracitato scivolone sulla sostituzione etnica, Lollobrigida ammise la propria ignoranza confessando di non conoscere i dettagli del complotto: quale migliore rimedio all’ignoranza che sfogliare il vocabolario, trovare la voce “etnia” e poi sventolarla come poker d’assi lasciando intendere che, in fondo in fondo, aveva ragione?
Altri, più maliziosi, potrebbero vedere nell’uso del termine “etnia” un semplice stratagemma linguistico: si tratta infatti di un termine intrinsecamente più “gentile” di “razza”, che si trascina dietro un ingombrante bagaglio di sangue e violenza, ma che di fatto lascia intendere la stessa conclusione – entità culturali diverse che dovrebbero rimanere superate. Per usare le parole di Lollobrigida, per tutelare l’etnia italiana.
“La popolazione del mondo cresce e tanti di quelli che nascono nel mondo vorrebbero venire a vivere in Italia” ha continuato il ministro. ” E allora perché preoccuparsi delle nascite in Italia? Se la risposta è incrementare la natalità, è probabilmente per ragioni legate alla difesa di quell’appartenenza, a cui molti sono legati, io in particolare con orgoglio, a quella che è la cultura italiana, al nostro ceppo linguistico, al nostro modo di vivere”.
Anche stavolta, naturalmente, non sono mancate le critiche: “Ministro Lollobrigida, le mie figlie hanno padre tedesco, nonna croata, bisnonna olandese e un’altra estone. Come me le classifica?” si legge in un tweet della senatrice Simona Malpezzi. “Prima la razza, poi l’etnia: errare è umano, perseverare… non è che magari lei ci crede davvero?”