Proprio come un Don Chisciotte contro contro i mulini, Francesco Lollobrigida porta avanti con ostinazione la lotta contro le pale eoliche in mare. Le motivazioni non hanno a che vedere con il disturbo estetico del panorama – come spesso accade nei confronti degli impianti eolici a terra – bensì con una questione a suo dire etica e funzionale. Insomma, l’energia rinnovabile è cattiva perché danneggia una specifica fetta di economia del nostro Bel Paese: quella proveniente dall’attività dei pescatori intralciati.
Questo non è un discorso nuovo, purtroppo: la posizione del Governo in merito alla questione impianti eolici e pesca è chiara da sempre. Il ministro Francesco Lollobrigida si conferma una voce fuori dal coro rispetto al resto dell’Unione Europea, un po’ come per la carne coltivata, e proprio in occasione del decreto di Gilberto Pichetto Fratin – che destina oltre trenta miliardi di Euro allo sviluppo di fonti rinnovabili di energia.
Perché Lollobrigida ostacola le pale eoliche in mare
Dicevamo che il ministro Lollobrigida si è ancora una volta schierato contro la presenza di pale eoliche in mare, che rappresentano una fondamentale fonte di energia alternativa rinnovabile, al pari di quelle su terra. Una soluzione green creata per sfruttare solamente la corrente naturale del vento. Eppure, per Lollo rappresenta un ostacolo per la pesca a strascico.
Ha infatti dichiarato: “sono contrario agli impianti eolici in mare e farò di tutto per impedire che ostacolino la produzione di un asset qualificante della nazione”, che è appunto la pesca. Questa ostinazione in occasione del decreto che il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin ha firmato, proprio per incentivare economicamente la ricerca e lo sviluppo di fonti alternative e rinnovabili. Ma, a Lollobrigida, il fatto che gli studi dimostrino che le sole pale eoliche marittime potrebbero coprire la domanda elettrica nazionale non interessa: precedenza alla pesca. Quella a strascico, che non è proprio l’ideale per l’ambiente. D’altronde lo abbiamo capito che il cognato della premier Meloni non crede nei dati e ritiene esagerate le preoccupazioni ambientaliste.
La pesca a strascico non è proprio il massimo
Su HuffPost si legge che gli stessi pescatori sono in rivolta e, come sempre, Lollobrigida appoggia senza se e senza ma. Le turbine posizionate a largo del Canale di Sicilia, Tirreno e Ionio – dove attualmente esistono già le uniche dieci pale eoliche italiane. Il Comitato pescatori di Calabria, la cooperativa Casa del Pescatore di Cesenatico, l’associazione Armatori pesca del Molise sottolineano che il problema non riguarda solo lo spazio in meno utile per pescare ma anche le manovre logistiche e di rotta.
Eppure non si può ignorare il fatto che la pesca a strascico sarà vietata entro il 2030, perché intacca irrimediabilmente l’ecosistema marino. Questa pratica consiste nel trascinare sul fondo del mare una grande rete in modo da assicurarsi un grande quantitativo di pesce in breve tempo. Peccato che la tecnica a strascico danneggi i fondali innescando anche fenomeni di desertificazione.