Va bene (forse benino), ma non in questi termini – così potremmo riassumere le più recenti dichiarazioni del nostro Ministro dell’Agricoltura e delle foreste (e della Sovranità Alimentare, sia mai che ce ne dimentichiamo) Francesco Lollobrigida, intervento a margine del dibattito odierno in Consiglio Ue circa l’impatto sul settore agroalimentare della proposta di regolamento su imballaggi e rifiuti da imballaggio. A fare tentennare Lollobrigida pare sia stato in particolare il ventilato – perché, lo ricordiamo, si tratta allo stato attuale di una proposta – divieto alle confezioni monouso nel contesto agroalimentare.
Francesco Lollobrigida tra insalate in busta e confezioni monouso
In altre parole, se pur una riduzione generale dei rifiuti da imballaggio sembri a Francesco Lollobrigida un “obiettivo condivisibile”, il nostro Ministro dell’Agricoltura ha voluto sottolineare come sia necessario assicurare “la flessibilità in relazione agli strumenti per raggiungerlo e agli sforzi compiuti da Paesi” come il nostro caro e vecchio Stivale, che – Lollobrigida ricorda – è un “modello di eccellenza nella gestione” di questo tipo di rifiuti.
La lettura proposta dal ministro pone in particolare l’attenzione sul settore alimentare, che potrebbe diventare bersaglio di “un significativo impatto”, considerando anche che “il Pnrr prevede investimenti su raccolta e riciclo” ed è “incoerente che la Commissione li abbia approvati” e “oggi voglia imporre un cambio di rotta repentino”.
Lollobrigida ha poi sottolineato come molte volte l’imballaggio stesso sia “parte del marketing, basti pensare al vino”, e nel farlo ha ribadito la sua posizione a “predeterminare i formati”, al “vuoto a rendere penalizzante per le esportazioni”, “all’obbligo di deposito cauzionale” e al “divieto degli imballaggi monouso“.
L’intera questione porta in realtà l’eco del cosiddetto “Insalata Gate” di inizio mese – un caso che vide la Coldiretti, nota compagna di merende del nostro Ministro Lollobrigida, impegnarsi in una sconcertante campagna mediatica di difesa della plastica mascherando il tutto come azione di tutela dell’insalata in busta – vero orgoglio italiano – dalle mani arraffone e viscide di un’Europa cattiva.
Allora come adesso la pietra dello scandalo fu un aggiornamento del regolamento europeo circa l’uso e lo smaltimento degli imballaggi plastici, che puntava a consentire imballaggi di frutta e verdura solo a prodotti dal peso superiore al chilo e mezzo. La difesa coldirettiana, come accennato poche righe fa, si declinò in una grossolana (ma non per forza clamorosa, che ormai dobbiamo ammettere che ci stiamo un po’ abituando a vedere scivoloni di questo calibro) campagna a favore degli imballaggi in plastica nel nome della tutela dei consumi di insalata.