Le parole hanno un peso – ce lo hanno, naturalmente, quelle pronunciate; e ancora di più lo hanno quelle non dette, quelle che si annidano nei silenzi, dietro le virgole, all’ombra di altre parole, quelle che lasciano intendere e che sguazzano in aloni semantici; quelle che apparentemente si contraddicono ma che, sotto sotto, rivelano più di lunghi discorsi non esattamente comprensibili ai più.
Nella giornata di ieri il no dell’Italia alla “la produzione e l’immissione sul mercato” della carne coltivata ha ottenuto il via libera definitivo della Camera. Una vittoria per il fronte coldirettiano che il suo presidente, Ettore Prandini, ha festeggiato con spintoni e minacce fuori dal Parlamento; e che, com’è naturalmente legittimo, il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida – uno dei più fieri portabandiera del “no” in questione – ha accompagnato con un intervento in Aula.
Cittadinanza europea questa sconosciuta
A gravare, sul disegno di legge che di fatto uccide sul nascere la filiera italiana della carne coltivata, sono le ombre di una potenziale procedura di infrazione da parte dell’Unione europea, come già paventato dagli stessi uffici del Quirinale. Anche per questo, immaginiamo, Francesco Lollobrigida ha sentito il dovere di citare a più riprese, durante il suo intervento, l’Europa; e diciamo “anche” perché, a giudicare da altre parole, viene da pensare che il Ministro dell’Agricoltura non si senta – o non voglia sentirsi – parte della Comunità.
“Notificheremo questa norma in Europa, come è prassi: riteniamo che non ci sia nulla da temere” ha commentato Lollobrigida. “Ma siamo il Parlamento italiano e normiamo per quanto riguarda il nostro popolo, l’unico soggetto che riconosco cui dare risposte”. Già, ma l’Italia è in Europa, e uno dei Trattati fondamentali dell’Unione – quello di Maastricht – prevede l’introduzione della cittadinanza europea, che vede come cittadino europeo chiunque possieda la cittadinanza di uno Stato membro. Italia compresa.
Non è probabilmente un caso, infatti, che immediatamente dopo il Ministro sostiene di volere convincere altri Paesi europei a seguire la stessa strada. “In Europa vorremmo convincere le altre nazioni a fare le stesse scelte dell’Italia” continua per l’appunto Francesco Lollobrigida “non ci vogliamo proprio arrivare alla certificazione di queste procedure per trasformare il cibo coltivato in qualcosa di utilizzare”.
Una speranza remota, considerando che a oggi dalla Repubblica Ceca all’Olanda la direzione sembra quella opposta, e cioè quella del sì alla carne coltivata. Ma non perdiamoci nel tentare di indovinare il futuro: le parole di Francesco Lollobrigida, il suo “rispondo solo ai cittadini italiani”, sono forti, antistoriche e decisamente significative del tipo di politica portato avanti.