Vestire il mantello immacolato dei paladini della sovranità alimentare è una faccenda faticosa: ogni giorno sono chiamati a difendere i confini italici da minacce del calibro della farina di grilli o, in tempi più recenti, il cibo coltivato; proponendo, tra una battaglia e l’altra, idee pratiche e brillanti come l’istituzione di un disciplinare per i ristoranti italiani all’estero. Idee brillanti, già, che spesso e volentieri vengono accompagnate da una comunicazione altrettanto brillante come quella messa in atto dal ministro dell’agricoltura – nonché Grande Templare della sovranità alimentare – Francesco Lollobrigida durante il congresso nazionale della Cisal: “Dobbiamo pensare anche all’Italia di dopodomani”, ha spiegato. “Non possiamo arrenderci al tema della sostituzione etnica”.
Francesco Lollobrigida e la sostituzione etnica: le dichiarazioni del ministro
Come accennato in apertura, evidentemente ogni giorno un sovranista alimentare si sveglia e sa che dovrà trovare un nemico acefalo e vagamente sinistronzo a cui dare contro. Una faccenda faticosa, dicevamo. Ma torniamo alle parole di Francesco Lollobrigida: come siamo finiti a parlare di sostituzione etnica?
“Le nascite non si incentivano convincendo le persone a passare più tempo a casa, perché si intensificano i rapporti” ha spiegato il ministro-cognato di Giorgia Meloni. “Il modo è costruire un welfare che permetta di lavorare e di avere una famiglia, sostenere le giovani coppie a trovare l’occupazione”. Da qui, immaginiamo, l’invito dello stesso Lollobrigida ai precettori del reddito di cittadinanza a rinunciarvi per andare a lavorare in agricoltura: un elaborato schema per salvare il popolo italico dalla sua miopia appellandosi al minimo denominatore del luogo comune. Idee brillanti.
“Gli italiani fanno meno figli, quindi li sostituiamo con qualcun altro” ha spiegato a tal proposito. Poi la messa a fuoco del nemico: “Non possiamo arrenderci all’idea della sostituzione etnica“. Una gran fiammata, di quelle che dovrebbero creare imbarazzo e costernazione, ma comunque coerente con la comunicazione di un individuo che, confrontato da una giornalista circa l’immobilismo che ha seguito la vicenda di Cutro, si è limitato a rispondere con una mezza provocazione e un ghigno sprezzante.
Le sue parole, nel frattempo, hanno naturalmente attirato le attenzioni dell’opposizione: “Sono disgustose, inaccettabili da chi ricopre il suo ruolo” ha commentato la segretaria del PD, Elly Schlein. “Hanno il sapore del suprematismo bianco. Mi auguro che Giorgia Meloni e il governo prendano le distanze da queste dichiarazioni”. Anche l’ex premier Romano Prodi – “Sono dichiarazioni della destra estrema suprematista, assolutamente da respingere al mittente” – e il leader di Azione Carlo Calenda – “Riesumare il vecchio refrain della ‘sostituzione etnica’ riporta il governo ad una postura incompatibile con una presenza autorevole in Europa” – hanno presentato le rispettive rimostranze.
La risposta di Lollobrigida è quella di fomentare il gioco del tifo, del noi contro voi: “La sinistra evidentemente in difficoltà, priva di argomenti, solleva il solito polverone su una dichiarazione che ho fatto oggi durante un’assemblea sindacale” commenta piccato. D’altronde, che avrà mai detto di male?
“Gente che ha governato a lungo che invece critica quello che si fa senza proporre nulla di alternativo” continua lo stesso individuo che, a pochi mesi dal suo insediamento al Governo, aveva criticato – senza proporre alternative, beninteso – il modo in cui erano stati spesi i soldi del programma europeo Next Generation Eu e che ha mutilato la filiera italiana del cibo coltivato nascondendosi dietro il comodo – ma grossolano – alibi della sicurezza alimentare, già sfatato dai più recenti rapporti di OMS e FAO. “Torniamo a parlare di cose concrete”, conclude. Insomma, c’è altro di cui occuparsi, che d’altronde – l’abbiamo già detto – i nemici del sovranista alimentare non finiscono mai. Una gran fatica.