Un’esternazione che lascia un po’ di sgomento, quella di Francesco Lollobrigida presso il meeting Cl di Rimini a tema Food Security e Sostenibilità. Si parlava della candidatura a bene Unesco della Dieta mediterranea, e il Ministro dell’Agricoltura ha dichiarato convintissimo che “in Italia spesso i poveri mangiano meglio dei ricchi“. Non solo: i poveri mangiano meglio perché “cercando dal produttore l’acquisto a basso costo comprano qualità“. Chi gli dice, tra la cucinata di Granchio Blu e la digestione, che si tratta di una teoria inesatta (per non dire altro)?
Prosegue poi paragonando l’educazione alimentare italiana con quella degli Stati Uniti, Paese che ci ha dato tanto ma che sul cibo non può insegnarci nulla (parole sue, anch’esse opinabili), e dove “sono obesi perché le classi meno agiate vengono rimpinzate (con junk food economico, ndr)”. Ma andiamo per gradi, spiegando punto per punto dove e perché Francesco Lollobrigida sbaglia.
Cibo e classismo… ci risiamo
Sono passate poche settimane da quell’enorme polemica che vedeva molti vip e politici difendere e assecondare i “poveri” che acquistano cibo scadente al supermercato per sfamare la famiglia. A suon di tonni in scatola e Benedette Rossi paladine della classe umile. La preghiamo, Ministro Lollobrigida: non ci faccia ricadere in questo buco nero parlando ancora di cibo e classismo. Ricchi, poveri, sano, malsano, pizza di destra e se gourmet di sinistra, gastrofighettismo ricco: basta.
Quella cui il politico allude è poi un’immagine davvero anacronistica dell’italiano, sensata forse un centinaio di anni fa. Un’immagine, per dipiù, romantica e che chiama a gran voce i retaggi del Bel Paese. La famiglia italiana povera che vive di pane secco e pomodoro coltivato dietro casa non è più realtà: Lollobrigida sa benissimo che la famiglia povera fa rifornimento nei discount a basso costo per una bassa qualità.
Una teoria antiquata dell’Italia rurale
Se qualche decennio fa era comune a tutti (ricchi e non ricchi) rivolgersi al piccolo produttore dietro casa per ortaggi e uova e quant’altro, oggi non solo è cosa rara ma avviene quasi il contrario. Tendenzialmente, più una persona è povera (anche) di cultura alimentare e più fa scelte sbagliate: pacchi formato famiglia di carne da allevamento intensivo a pochi euro, maxi sacchetti di insalata a pochi centesimi, prodotti confezionati e pratici, snack dalla minima spesa e massima resa, fast food. Vi ricorda qualcosa? Loro: gli States.
In più, il cosiddetto piccolo produttore, o artigiano a chilometro zero, o agricoltore biologico che sia, oggi come oggi ha un costo elevato – per mille ragioni. Non proprio una scelta “da poveri”, in molti casi.
Italia come Stati Uniti
Povertà economica e povertà di cultura alimentare vanno sempre più spesso di pari passo, e il basso livello da sempre associato agli Stati Uniti quanto a cibo sano non è più tanto inferiore rispetto al nostro. Anche qui ci sono allevamenti intensivi, anche qui ci sono discount che hanno prezzi che dovrebbero far spavento tanto sono bassi, anche qui ci sono McDonald’s e compagnia bella, anche qui si vendono surgelati e piatti pronti.
Obesità? Carta canta
Francesco Lollobrigida porta come esempio negativo gli Stati Uniti, dove secondo lui i poveri non hanno cultura alimentare e non possono fare altro che rimpinzarsi nei fast food economici, ed è per questo che il tasso di obesità laggiù è fuori controllo. Ebbene, forse dovremmo ripassare i dati italiani riguardanti l’obesità: l’Italia è tra i peggiori Paesi in Europa per obesità infantile, e dal Covid un italiano su tre è a dieta causa sovrappeso post pandemia. Di cosa stiamo parlando, Ministro?