La Food Hall a NYC di Arrigo Cipriani è una di quelle aperture destinate a far parlare di sé. Il luogo è New York, la data prevista “estate 2019”. Il nome ha dell’istituzionale: Arrigo Cipriani è il Patron dell’Harry’s Bar, storica insegna fondata dal padre Giuseppe nel 1931 (inventore del Bellini e del Carpaccio), amata da Hemingway e dichiarata nel 2001 patrimonio nazionale dal Ministero dei Beni Culturali.
87 anni che metterei una firma, per arrivarci così, arguto e schietto come solo chi è a capo di un impero può essere: rappresenta oltre 200 milioni di fatturato all’anno e 25 locali sparsi per il mondo.
La sua nuova creazione a NYC è una Food Hall di 2.500 metri quadri dedicata al Made in Italy, all’interno del complesso del Two Waterline Square, tra Hell’s Kitchen e l’Upper West Side, tra la 59th e la 61th street lungo l’Hudson. Per farci raccontare il progetto da Arrigo Cipriani siamo stati all’Harry’s Bar di Venezia, dove tutto è cominciato.
Tra i tavolini, sotto il suo sguardo attento, si muovono camerieri con giacca bianca e papillon nero, disegnando un’atmosfera senza tempo, ben lontana dallo scadere nel nostalgico o nel fanè. Lì lo abbiamo intervistato.
Hanno definito questa nuova apertura un emulo di Eataly. Cipriani, vuole far concorrenza a Farinetti?
Perché dobbiamo fare concorrenza a Eataly? Siamo in Usa da 38 anni, abbiamo 2000 dipendenti e siamo i più grandi in America. Il primo ristorante che abbiamo aperto è stato a New York (all’interno dello Sherry Netherland Hotel, n.d.r). Ora siamo presenti a Miami, Las Vegas, Città del Messico, Montecarlo, Ibiza, Mosca, Dubai, Abu Dhabi, Riyadh e Hong Kong. Dall’autunno scorso siamo proprietari (“e non ‘partecipiamo alla gestione’ come ha scritto erroneamente qualcuno’”) dell’hotel Mr. C Seaport, sempre a New York all’interno del Seaport District. A NY abbiamo 3 sale da banchetto per 1000 persone l’una, per dire.
Farinetti ha aperto in un nostro vecchio posto. Ha dichiarato di aver speso 5 milioni per le cucine, quando in realtà le cucine le ho fatte io.
(Nella Grande Mela Cipriani conta su Harry’s Cipriani, Cipriani Dowtown, Cipriani Club 55, Cipriani Dolci al Grand Central Terminal e Le Specialità, una gastronomia take away. n.d.r).
Allora come sarà questa sua nuova Food Hall a NYC?
Sarà un’area nella quale troveranno spazio prodotti italiani e stranieri rispettando l’identità del gruppo che è fatta anche di accoglienza. Tra le cose che insegno all’Università di Venezia, a Ca’ Foscari, c’è anche questo.
Prodotti di lusso, insomma?
Bisogna intendersi sul concetto di lusso: il lusso è tale se ha un’anima. E’ un oggetto o un prodotto per la realizzazione del quale ci è voluta intelligenza, che ha permesso di dare a quell’oggetto un’anima.
Ci può descrivere lo spazio?
Sarà un’area di circa 2500 metri quadri con diverse zone: ci saranno una caffetteria, una pasticceria ed una gelateria; una macelleria, un’area per il pesce fresco, il banco dei formaggi, una bakery, un cocktail bar intitolato al Bellini, una pizza al taglio, una rosticceria, un raw bar, un juice bar ed un salad bar. Ci sarà anche un ristorante con servizio al tavolo, nel quale proporremo i grandi classici in carta: risotti, tagliolini, spaghetti. Abbiamo realizzato i disegni del progetto e la cifra stimata per la sua realizzazione è di 11 milioni.
(Secondo le prime informazioni gli orari di apertura del bar e del ristorante saranno dalle 7:00 alle 12:00, dal lunedì al venerdì e dalle 8:00 alle 12:00 il sabato e la domenica. Il ristorante sarà aperto tutti i giorni dalle 7:00 alle 23:00)
Bisogna sempre guardare avanti: ora siamo alla quarta generazione e prossimamente ci saranno altre due nuove aperture, a Gedda ed in Uruguay; un investimento da 450 mln per la ristrutturazione del San Rafael di Punta del Este, sulla costa che guarda l’Oceano Atlantico, che riaprirà come Ocean Cipriani Resort e Club Residences. Un progetto notevole che prevede la realizzazione di due gigantesche torri orizzontali, per 70 camere e 75 appartamenti privati ed un casinò.
Pensa che hanno scritto che stavamo per fallire, che le banche ci avevano fatto chiudere. Siamo ancora qui.
La stampa scrive cose scorrette?
Sono state scritte molte inesattezze, anche da parte delle guide. Il Gambero Rosso una volta ha scritto che la nostra torta con crema al cioccolato non era buona. Noi non abbiamo mai servito la torta al cioccolato. Le guide dovrebbero scrivere cose vere ed essere attendibili.
(Andateci, all’Harry’s Bar. Almeno una volta nella vita, almeno per un caffè. Vi può capitare di chiacchierare con qualcuno che vi sa dare qualche utile indicazione sul mondo dell’enogastronomia)