Nel settore del food delivery i rider sono in protesta: l’assenza di guanti, mascherine e gel igienizzante non permette loro di lavorare in sicurezza. E ammoniscono: se le cose andranno avanti così, le consegne a domicilio le possono fare lo Stato, la Protezione e i vari organi preposti, non loro.
Ristoranti e bar sono ormai chiusi in tutta Italia, ma le consegne a domicilio sono consentite se vengono rispettate le norme igieniche e di sicurezza previste dal DPCM. Ma è qui che sorge il problema: chi veglia sulla sicurezza dei rider? Da più parti d’Italia le istituzioni stanno vagliando la questione: il governatore della Campania ha bandito le consegne dopo le 18, mentre Bologna ha predisposto dei controlli per i fattorini.
Il fatto è che sono gli stessi rider ad essere preoccupati per la loro stessa incolumità: dopo i primi casi di contagio fra i rider, vengono trattati come “untori” e pretendono le stesse tutele degli altri, cioè un reddito sicuro per poter stare a casa (sarebbe meglio dire quasi tutti gli altri visto che il famoso decreto da 500 euro pare che non si applichi ai professionisti a partita IVA iscritti a un’ordine: per qualche misteriosa ragione loro sono rimasti esclusi dai beneficiari, cosa che ha fatto scattare le indignate proteste dei lavoratori del settore).
Riders Union Bologna e Roma, Rider per Napoli e Deliverance Milano hanno denunciato pubblicamente i rischi a cui sono sottoposti tutti i giorni. E hanno lanciato il loro ultimatum: visto che la loro salute vale più di una pizza, di un sushi o di un panino, i rider si fermeranno (le associazioni hanno invitato tutti i ride a stoppare il servizio fino alla fine delle ordinanze restrittive). Le indicazioni di sicurezza emanate dal governo col nuovo decreto non si riescono a rispettare per quanto riguarda il food delivery. E ammoniscono: se consegnare cibo a casa diventerà indispensabile, dovranno pensarci Stato, Protezione Civile o organi adibiti.
Il guaio è che le aziende non riescono a fornire ai rider i dispositivi minimi di sicurezza. I rider già indossano giacche catarinfrangenti impermeabili, gomitiere, ginocchiere, casco e luci, ma adesso le aziende dovrebbero fornire loro anche mascherine certificate, guanti usa e getta e gel disinfettante. Ma tutti questi dispositivi mancano.
I rider di Napoli hanno rivelato che Deliveroo e Glovo hanno inviato delle email ai fattorini per ricordare loro di indossare guanti e mascherine. Ma sta qui il busillis: le aziende consigliano, ma non impongono perché altrimenti dovrebbero essere loro stesse a fornirle ai rider, cosa che finora non hanno fatto. C’è anche il problema che chi vorrebbe rifornire di mascherine i rider, non riesce a trovarle (praticamente non si trovano da nessuna parte). E’ quanto ha ammesso Simone Ridolfi, CEO di Moovenda: non si trovano mascherine per tutti.
Altro problema da tenere in considerazione è il contatto fra clienti e rider a causa del pagamento in contanti. Bisognerebbe adottare servizi Contacless come fatto da Domino’s Pizza o Just Eat, ma le persone più anziane non riescono ad usare questi sistemi.