In questo periodo (di nuovo) più che mai ci affidiamo alle piattaforme del food delivery. Ma quanto sono veloci e puntuali? Altroconsumo ha realizzato un’indagine in merito al servizio delle diverse piattaforme di consegna a domicilio e questo è quello che ha scoperto.
Altroconsumo ha effettuato 130 ordini attraverso 7 diverse app in 4 città e dall’indagine che ha svolto è emerso che la prima in classifica, in rapporto a tutti i piazzamenti per i criteri di valutazione, è Glovo. Segue Deliveroo, Just Eat e Uber Eats. Fra le minori, che collaborano con meno ristoranti e hanno meno filtri oltre a costi di consegna maggiori, troviamo al primo posto Foodys, al secondo Mymenu e, infine, Eat in Time.
Alla fine della valutazione, sono stati presi in considerazione diversi aspetti tra cui i costi di consegna, per cui vincono Glovo e Deliveroo come le più convenienti, con dei costi di consegna che si aggirano sui 2 euro, mentre fra le app più piccole i prezzi salgono incisivamente, fino ad arrivare anche a 9 euro su Foodys. Questa piattaforma è però la prima per velocità di consegna (delivery puntuale nel 75% dei casi).
Dal punto di vista di velocità infatti, contrariamente a quanto si possa pensare, sono emersi dei risultati generalmente buoni: fra le app più conosciute, Deliveroo è stato puntuale nel 72% dei casi, Glovo nel 67%. Sono risultati invece in orario 1 volta su 2 Uber Eats e Just Eat. Solo 7 volte su 130, l’ordine è arrivato in forte ritardo, attestandosi quindi una puntualità del 95% dei casi, se si fa una stima tra tutte le piattaforme.
Infine è stata valutata la qualità del piatto all’arrivo. I risultati sono sempre stati almeno sufficienti ma emergono alcuni problemi a livello generale legati a igiene e sicurezza: spesso le posate non erano confezionate oppure i piatti o le bevande sono arrivati o troppo freddi o troppo caldi, elemento che incide sia sulla bontà del pasto, sia potenzialmente sulla salute dell’utente.
Altro parametro di cui ha tenuto conto Altroconsumo, è stata la temperatura degli alimenti al momento della consegna. Per una corretta conservazione, si consiglia che i piatti freddi non superino i 10°C e i caldi non dovrebbero scendere sotto i 60°C. Meno problematici i piatti caldi, che in 1/3 dei casi sono arrivati a destinazione ad una temperatura superiore ai 60°C. Tutt’altro che buoni, invece, i dati sui piatti freddi: la temperatura media delle consegne rilevata è di 23.5°C arrivando fino ad oltre 30°C in due ordini. Quanto a sicurezza microbiologica, nel 38% dei casi non è stata raggiunta la sufficienza. Non sono emerse problematiche che avrebbero potuto causare un’intossicazione o altri disturbi ma Altroconsumo ha individuato molti indici negativi in merito alla segnalazione relativa agli allergeni.
Al momento dell’ordine risulta piuttosto complesso, se non a volte impossibile, individuarne la presenza nei menù: nel 25% dei casi non è presente una lista di ingredienti utilizzati per le ricette, nell’85% non è possibile deselezionare gli ingredienti e solo due ristoranti evidenziano gli allergeni sul menù della piattaforma come previsto dalla legge. Le modalità per comunicare un’allergia sono diverse da sito a sito: c’è chi ha inserito uno spazio apposito, chi uno generico, chi invece consiglia di chiamare il ristorante mentre alcuni non forniscono possibilità di segnalazione.
Sono stati eseguiti 60 ordini per il test, sui siti web di 6 piattaforme sia nazionali che locali, che operano su Milano, Torino, Roma e Napoli, e quando si è provato a segnalare le allergie a uova e soia, è stata rilevata comunque 18 volte la presenza di questi prodotti, come ingredienti o in tracce per contaminazione.
[ Fonte: Altroconsumo]