Quella del food delivery è una parabola ascendente? Fenomeno ormai ampliamente sdoganato, la consegna del cibo a domicilio ha naturalmente vissuto la sua cosiddetta età dell’oro in concomitanza con la pandemia: quando l’umanità si era improvvisamente trovata reclusa nelle proprie case a causa delle restrizioni anti Covid 19, in molti hanno deciso di affidarsi ai numerosi (o numerosissimi, a quei tempi) servizi di delivery per ricreare l’illusione di un pasto al ristorante o, più banalmente, per smarcarsi dal tedio di dover cucinare. La bolla cresceva, godendo di una popolarità mai vissuta prima, ma era facile immaginare che, al ritorno della fantomatica normalità, avrebbe potuto subire un notevole ridimensionamento. A oggi i sintomi sono sotto ai nostri occhi: basti chiedere alla società turca di delivery Getir.
Getir continua il ridimensionamento, e il food delivery con lei
I nostri lettori più attenti si ricorderanno di Getir in quanto, poco più di un mesetto fa, l’azienda decise di ritirarsi “in modo ordinato” dai mercati di Italia, Spagna e Portogallo con l’intenzione di “concentrare le proprie risorse finanziarie” su altri mercati esistenti. Un ridimensionamento da manuale – mutilare le parti che non servono (o più banalmente, non rendono) più per mantenere in vita un core business che, altrove, può portare a risultati più soddisfacenti (o almeno così auguriamo).
La startup turca di food delivery è infatti rimasta attiva nel Regno Unito, negli Stati Uniti, in Germania, nei Paesi Bassi e in Turchia, mercati che – secondo i dati forniti dalla stessa azienda – contribuiscono a generare il 96% dei ricavi complessivi dell’azienda. Il secondo capitolo è giunto nelle ultime ore: Getir ha annunciato di volere intraprendere una vera e propria ristrutturazione globale, arrivando a prevedere di tagliare un totale complessivo di 2500 posti di lavoro in cinque Paesi – una mole di personale che equivale, numeri alla mano, al 10,9% della sua forza lavoro totale.
“Decisioni come queste non vengono mai prese alla leggera”, si legge a tal proposito in una nota emessa dalla stessa società di food delivery. L’obiettivo dichiarato della “ristrutturazione”, come è stata definita, è quello di “aumentare in modo significativo l’efficienza operativa”. Alleggerirsi per lavorare meglio, in altre parole.
Getir non è l’unica azienda del settore a essere andata incontro a ridimensionamenti più o meno importanti, badate bene. Poco più di un mese prima del suo abbandono del mercato italiano, spagnolo e portoghese, infatti, anche Uber prese la decisione di interrompere il proprio servizio di food delivery nel Bel Paese. Come dicevamo – i sintomi di un periodo difficile sembrano esserci: staremo a vedere.