Che l’UE ci stia ripensando sulla questioe del foie gras? Questa pratica, vietata in molti paesi dell’Unione Europea (inclusa l’Italia), torna a far discutere. Un report, approvato dalla Commissione Agricoltura del Parlamento europeo, rischia di far tornare in auge questo sistema di allevamento in quanto sostiene che “rispetti” il benessere animale.
Ieri il Parlamento ha dovuto votare su un report presentato dal deputato francese Jérémy Decerle inerente il benessere degli animali negli allevamenti. Il problema, però, è che questo report ha poco a che fare con il vero significato di “benessere animale”. Il punto 31 del report, infatti, recita così: “La produzione di foie gras si basa su procedure di allevamento che rispettano i criteri di benessere degli animali, (…) dove l’ingrasso (…) rispetta i parametri biologici dell’animale”.
Tuttavia appare inverosimile sostenere che la metodica di produzione del foie gras rispetti il benessere animale: la procedura si basa sull’alimentazione forzata delle oche. Un tubo viene inserito a forza nella gola delle anatre (per 2-3 volte al giorno per 2 settimane) e delle oche (per 2-3 volte al giorno per 3 settimane) per inserire enormi quantità di cibo nel loro organismo, decisamente di più di quanto mangerebbe da sole.
In questo modo si induce lo sviluppo di steatosi epatica, una forma degenerativa patologica (una vera e propria malattia insomma) che provoca un aumento di volume del fegato.
Anche se, bisogna dirlo, proprio dalla Francia arriva la proposta per ottenerlo senza alimentazione forzata. Qualcun altro, invece, ha pensato di realizzarlo in laboratorio come si fa con la carne coltivata.
Comunque sia, tutti gli studi scientifici indipendenti, non sponsorizzati ovviamente dall’industria del foie gras, dimostrano come questa pratica non rispetti il benessere animale e provochi gravi danni agli stessi. Si capisce bene, dunque, il motivo per cui le varie associazioni ed enti che si occupano della protezione animali stiano sostenendo gli eurodeputati contrari a questo report.
Nel caso in cui il report Decerle non venga del tutto bocciato o non venga sostituito da quello della Commissione per l’ambiente (Envi), maggiormente a favore della tutela del benessere degli animali d’allevamento, ecco che i deputati dovranno decidere se accettare o meno questa contestata parte del report.