Roma preferisce la spazzatura ai fiori, attacca Flavio Briatore. L’imprenditore prende la via dei social per commentare quanto capitato al suo Crazy Pizza di via Veneto, nel cuore della Capitale, multato a causa dei fiori di plastica che traboccavano – è il caso di dirlo – dall’ingresso della pizzeria. Abusivi e non conformi alle prescrizioni sugli edifici storici, sostiene il Comune; “Segno di eleganza e di bellezza”, risponde Briatore.
La rabbia, è risaputo, è una sensazione seducente. Inutile negarlo: ci fa sentire bene perché ci piazza più o meno grossolanamente dalla parte della ragione, di chi ha subito un torto e dunque ha tutte le ragioni per pretendere un risanamento dei conti.
Dolce e intensa, rischia anche e soprattutto di annebbiare la vista. Specie quando si trasforma in benaltrismo. E per carità: è vero che Roma ha anche altri problemi, e che la burocrazia italiana è un’ingranaggio sabbioso; ma è anche vero che i fiori in plastica sono una sola voce di una più lunga lista di irregolarità.
3500 euro di multe in due anni: le irregolarità di Crazy Pizza
“Abbiamo capito qual è il problema del Municipio di Roma, i fiori del Crazy Pizza in via Veneto” dichiara Briatore. “Questa specie di ragazzo, assessore, è un odiatore sociale: per lui vanno bene le bancarelle abusive, va bene la camorra, la ‘ndrangheta”. La sfuriata è caustica e decisa, e si appella al vecchio adagio del “viviamo in un mondo dove tutto è permesso ma niente è possibile”.
Continua Briatore: “A via Veneto che dovevamo farla diventare quello che era, le luci non le puoi mettere, gli ombrelloni non li puoi mettere, le sedie non le puoi mettere, mangiare fuori non lo puoi fare…” Insomma, avete capito il registro. E badate bene: è vero che la burocrazia è spesso asfissiante e un bastone tra le ruote anche delle realtà sane o di chi investe, ma perché non cominciare dal sistemare le cose?
In due anni di attività la Crazy Pizza di via Veneto ha racimolato multe per 3500 euro. La questione dei fiori è la più recente, ma gli agenti avevano anche riscontrato l’inserimento nel menu del prezzo del coperto (la legge regionale del 2006 vieta di addebitare costi aggiuntivi per l’allestimento della tavola ad uso del commensale), e un sopralluogo dell’ASL aveva registrato una serie di anomalie (non abbastanza gravi da far chiudere il locale, è bene notarlo). Insomma: mettiamo a posto ‘sti fiori, su; che tanto gridare al “se questi sono i veri problemi” non ha mai aiutato nessuno.