Pizza a quindici euro? Napoli non ci sta. Si tratta dell’ennesimo capitolo riguardante la vicenda di Crazy Pizza, il brand di pizzerie di Flavio Briatore che ha attirato una forte corrente di polemiche a causa dei prezzi eccessivi. L’imprenditore piemontese aveva in primis fatto spallucce sulle controversie, annunciando a gran voce che di fatto il suo locale fosse prenotato per l’intero mese di giugno; e più recentemente si è di nuovo rivolto alla platea dei suoi seguaci difendendo la propria filosofia aziendale e chiedendosi, con una stoccata velenosa, che razza di ingredienti impieghino chi può permettersi di vendere una pizza a quattro euro (ricordiamo, infatti, che a Crazy Pizza la margherita ne costa quindici e la bufalina ben venticinque). Parole decisamente forti – parliamo di pizza, dopotutto – che di fatto hanno innescato una reazione da parte della stessa Associazione Pizzaiuoli Napoletani (APS).
Sergio Miccù, presidente dell’associazione sopracitata, ha infatti raccolto la provocazione lanciata da Briatore e risposto a tema – coniugando la stoccata dell’imprenditore piemontese, che portava in campo il benessere dei clienti e il rispetto dei consumatori, verso una più generale moralità: “Il problema non è a quanto si venda la pizza con l’astice blu” ha commentato “ma a quanto sia giusto vendere una margherita o una marinara con ingredienti di qualità”.