In Italia non si può lavorare. A dirlo non siamo noi, ma il patron di Crazy Pizza Flavio Briatore in risposta alla recente bocciatura del comune di Roma per quanto riguarda la possibilità di continuare a utilizzare lo spazio esterno del suo locale in quel di via Veneto. Per l’imprenditore piemontese la proverbiale pietra dello scandalo è la nota lentezza della burocrazia, ma Briatore ha voluto spendere anche qualche parola per sottolineare la differenza “di marcia” che intercorre tra la Città Eterna e Milano. “Anche se devo dire che, a differenza di Roma” ha infatti spiegato “Milano non hanno fatto alcun problema per prorogarci l’occupazione del suolo pubblico con tavoli e sedie, abbiamo due terrazze”.
La frustrazione di Briatore e i paletti burocratici
Un commento volutamente velenoso, non c’è ombra di dubbio, che come precedentemente accennato punta a evidenziare la differenza tra le due città; accusando allo stesso tempo la pubblica amministrazione della Capitale di voler azzoppare gli sforzi di impresa con i soliti ingombranti paletti burocratici.
Storia decisamente controversa, quella di Crazy Pizza: il suo debutto in quel di Napoli, risalente alla scorsa estate, aveva portato con sé una fitta rete di critiche per i prezzi valutati come eccessivamente alti – critiche a cui l’imprenditore non aveva esitato a rispondere con commenti decisamente piccanti. Pare tuttavia che il locale di Roma avesse contribuito a riportare un tocco di vivacità nella strada un tempo simbolo della Dolce Vita: “Abbiamo dato una grande mano a via Veneto” ha spiegato a tal proposito Briatore. “Ora aprirà Nobu di De Niro. Se poi cominciamo a dire che i tavoli danno fastidio… comunque ora vedremo”.
Il nodo che ha portato alla bocciatura sarebbe lo scadere dell’emergenza Covid: il permesso per l’occupazione degli spazi esterni scadrà nel mese di giugno e, considerando che la prima richiesta di proroga fatta dalla società è stata bocciata, il futuro sembra essere rigorosamente indoor. Quel che è peggio, per ottenere una risposta Briatore si è visto costretto a fare ricorso al Tar.
Al momento, l’amministrazione capitolina ha dato alcune prescrizioni alla società che gestisce il locale, e la stessa società si è premurata di presentare una seconda richiesta per l’occupazione del suolo pubblico. Ora, dunque, è questione di tempo; anche se il “via libera” tanto atteso dall’imprenditore non è affatto scontato. Briatore, nel frattempo, giura di essere in buona fede: “Abbiamo avuto qualche problema condominiale, ma con il Crazy Pizza non diamo davvero fastidio a nessuno”.