Di che colore era il tartufo bianco di Flavio Briatore? Bianco, sicuramente: ma forse non di Alba. I tartufai italiani, insospettiti, fanno un esposto ai Nas dei Carabinieri, dopo che qualche giorno fa il patron del Billionaire, e del ristorante monegasco Cipriani, aveva pubblicato su Instagram un video diventato virale. Nelle immagini, girate proprio nel suo locale di Montecarlo, con tono da televendita Briatore sottolineava che quest’anno i tartufi bianchi non si trovano, non ce li ha nessuno: ma “noi ce li abbiamo”.
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Ecco, proprio questo ha ingenerato il sospetto dell’Associazione Nazionale Tartufai Italiani, che ha presentato al comando di Milano del nucleo antisofisticazioni dell’Arma (e per conoscenza anche al Ministero delle Politiche Agricole e Forestali) un esposto firmato dal presidente Riccardo Germani. Si potrebbe configurare il reato dell’articolo 517 del Codice penale (vendita di prodotti industriali con segni mendaci). “A tutela dei consumatori chiediamo di verificare le bolle di vendita per capire se i tartufi sono effettivamente non solo provenienti da Alba, ma anche cavati da tartufai delle Langhe e Monferrato”.
Quello che dice Briatore è nello stesso tempo un’esagerazione e una zappa sui piedi: da un lato, anche se l’annata è stata difficile a causa della prolungata siccità, i tartufi ci sono e infatti nell’annuale Fiera ad Alba sono stati esposti pezzi di 3 o 400 grammi. E d’altro canto è vero come dicono i tartufai che “dietro la rete di filiera del tartufo e dei commercianti vi sono importanti aziende di commercializzazione, di trasformazione e vendita di tartufi provenienti dall’estero e venduti o trasformati come italiani, grandi aziende hanno terreni di proprietà e industrie di trasformazione in Romania, Slovenia, Austria, Bulgaria, Afghanistan, Iran, Tagikistan, Turchia, Uzbekistan”. Da dove vengono i tartufi d’Alba di Flavio Briatore?