Si è da poche ore conclusa l’udienza preliminare nel contesto delle indagini sul clan Cuomo, gruppo criminale originario di Nocera Inferiore che, stando a quanto sostenuto dalle accuse, si era insediato in quel di Firenze facendo di una pizzeria la propria roccaforte – pizzeria che, per di più, fu bersaglio di un raid incendiario da parte di un clan rivale. Secondo quanto trapelato il gup ha dunque condannato in abbreviato a 6 anni e 6 mesi di reclusione uno dei due fratelli a capo della presunta associazione, Michele Cuomo, citando l’aggravante dell’agevolazione mafiosa; mentre suo fratello – Luigi – è stato rinviato a giudizio. Sono stati condannati anche gli autori del sopracitato incendio doloso, Sabato Mauriniello e Luigi L’Auria, che di fatto dovranno affrontare una pena di 3 anni.
Le autorità giudiziarie hanno chiamato in causa anche altri 14 imputati, indagati per una serie di reati che spaziano da comuni furti di biciclette a possesso illecito di armi da fuoco – reati che, a quanto pare, sarebbero stati commessi per favorire il già citato gruppo criminale -: nel loro caso sono scattati rinvii a giudizio, condanne e patteggiamenti. Stando a quanto ricostruito dagli investigatori il gruppo dei Cuomo aveva trovato asilo nel capoluogo toscano dopo una serie di violenti scontri con i rivali di Piedimonte: rilevare (per di più in pieno lockdown) la pizzeria già menzionata, in questo contesto, sarebbe servito per mettere radici in città e fornire un paravento dietro cui operare con più tranquillità.
Messe le radici, il clan ha dunque organizzato la sua risalita con furti, ricettazioni e truffe sui fondi Covid; passando poi alla raccolta di armi per vendicarsi dei rivali. Le intercettazioni delle forze dell’ordine hanno documentato tanto l’ambizione di radicarsi nella scena locale quanto la volontà di vendicarsi di quelli di Piedimonte: in questo senso, si è rivelata fondamentale l’installazione di una telecamera di sorveglianza installata proprio in prossimità della pizzeria.