Dal primo di giugno ristoranti e bar sono pronti ad accogliere i clienti anche al chiuso, e alle attività che già hanno aperto lo scorso aprile, solo all’aperto, si aggiungono anche quelle che hanno dovuto prolungare di fatto il lockdown per l’impossibilità di allestire una sala esterna. Sono ben 160 mila in Italia, pari al 46% del totale, ma secondo una stima di Fipe Confcommercio mancano 150 mila lavoratori.
“Sono stati mesi drammatici per il comparto della ristorazione, ma finalmente si comincia a guardare con fiducia ai prossimi mesi – spiega Roberto Calugi, direttore generale di Fipe-Confcommercio, Federazione italiana dei Pubblici esercizi – Nel Paese c’è una grande voglia di ripartire, gli italiani hanno voglia di riprendere in mano le loro vite e riappropriarsi dei luoghi della socialità. Ecco perché confidiamo in un rimbalzo molto positivo dopo questo lungo periodo di privazioni e solitudine”.
“Rimane, tuttavia, un’incognita che rischia di compromettere questa ripresa: mancano all’appello circa 150mila lavoratori. In particolare – prosegue – stiamo parlando dei 120mila professionisti a tempo indeterminato che nel corso dello scorso anno, a causa dei troppi impedimenti imposti alle nostre attività, hanno preferito cambiare lavoro e interrompere i loro contratti. Si tratta di cuochi e bar tender di lunga esperienza, attorno ai quali, spesso, sono state costruite intere imprese. A questi si aggiungono altri 20mila lavoratori che lo scorso anno lavoravano a tempo determinato e che oggi, anche alla luce dell’incertezza sul futuro, potrebbero preferire strumenti di sostegno al reddito, invece di un vero impiego. Per invertire questo trend e rendere nuovamente la ristorazione attrattiva soprattutto per le figure più professionalizzate, è importante che la politica dia un segnale di fiducia, ribadendo che il processo di riapertura sarà irreversibile“.
Fonte: ANSA