La Fipe non ci sta e protesta contro le chiusure dei ristoranti nel weekend e alle 18 in settimana. Lo sfogo di Lino Enrico Stoppani, presidente di Fipe, è chiaro: ogni volta che si arriva in prossimità della scadenza delle norme restrittive, ecco che ne vengono annunciate di nuove e tutto ricomincia da capo. E infatti anche il 2021 si è aperto con la temuta chiusura nel weekend e alle 18 in settimana, con tutti i danni del caso.
Stoppani ha spiegato che viene chiesto al Governo e al Comitato Tecnico di dare prospettive più certe a un settore che sta pagando un prezzo altissimo e che ha dimostrato di riuscire a lavorare in sicurezza. Secondo il presidente della Fipe, infatti, non è più accettabile che siano i pubblici esercizi e pochi altri settori a farsi da soli carico delle azioni di contrasto verso la pandemia, con un sacrificio sociale non giustificato dai dati e non accompagnato da misure compensative adatte.
Stoppani ha sottolineato che è vero che per uscire dalla crisi ci sia bisogno dell’aiuto di tutti, ma non possono essere sempre le stesse persone e categorie a sopportare il peso e gli oneri delle misure di contenimento.
Anche Federcuochi è dello stesso avviso, rimarcando (esattamente come aveva fatto Gianfranco Vissani a Capodanno) che si continua a penalizzare la ristorazione con misure restrittive assurde, quando poi i grandi centri commerciali sono pieni e dove le misure di prevenzione sono più difficili. Inoltre i ristoranti possono fare solo asporto, mentre i mezzi pubblici possono continuare a circolare senza che venga controllato il numero di persone sui mezzi.
A spiegare tutto ciò è Alessandro Circiello, portavoce della Federazione Italiana Cuochi, il quale ricorda che stanno aumentando i suicidi per debiti e per mancato sostegno dei piccoli imprenditori del settore. Inoltre la cassa integrazione promessa ancora non è arrivata per parecchie famiglie.
Più specifica ancora l’analisti di Pasquale Naccari, presidente di Ristoratori Toscana e di Tni-Tutela nazionale imprese. Visto che le aziende e gli enti pubblici lavorano per la maggior parte in smart working, se si chiude il weekend per la zona rossa, quale sarebbe il vantaggio di un ristoratore di aprire gli altri giorni della settimana? Ormai il fatturato è legato solo ai weekend.
Niccari ribadisce che i ristoranti non sono negozi che puoi aprire o chiudere premendo un interruttore: c’è tutta un’organizzazione alle spalle e ci sono materie prime deteriorabili. Visti i contagi in aumento, si sa già adesso che alcune regioni passeranno alla zona arancione o rossa, in quanto il Cts ha deciso di ridurre l’RT. Questo vuol dire che i ristoranti non riaprono ancora. E aggiunge: che fine hanno fatto i 645 milioni per le attività promessi da Giuseppe Conte?