Basta alla “politica delle deroghe” e alle “aperture a macchia di leopardo“: se si torna al lavoro in ufficio, il ristorante diventa un servizio essenziale. Anche in zona arancione. È la posizione della Fipe, la Federazione italiana dei Pubblici esercizi, che in un comunicato chiede riaperture e uniformità, secondo un “approccio di filiera” per evitare “confusione e squilibri”.
Il ragionamento parte dalla constatazione che la ripresa e le riaperture stanno procedendo a singhiozzo, con una serie di deroghe, casi particolari e situazioni diverse. Per esempio le Regioni hanno scritto le linee guida per la riapertura degli impianti sciistici, e hanno definito rifugi e ristoranti “presidio” essenziale perché si tratta di zone in cui c’è un elevato flusso di persone. Ma perché allora questo ragionamento non vale per i centri cittadini, pieni di uffici e cantieri? Anche i lavoratori hanno il diritto di fermarsi al bar in pausa pranzo, non solo gli sciatori: e questo in zona arancione non è consentito. Perciò, nasce “la richiesta di un approccio coordinato e coerente in tutte le zone del Paese che si traduce, di fatto, nella riapertura delle attività di ristorazione anche la sera“.
Si legge nel comunicato: “La politica delle deroghe e delle aperture a macchia di leopardo determina squilibri pericolosi per la nostra categoria. È giunto il momento di adottare un approccio di filiera: se le città tornano alla vita, con gli uffici che riaprono in presenza anche in zona arancione, è giusto che vengano ripristinati anche i servizi essenziali, come i ristoranti per chi lavora. Altrimenti si rischia una confusione che non fa bene a nessuno”.