Ferrero ha deciso di interrompere del tutto l’approvvigionamento di olio di palma da parte di Sime Darby Plantation, uno dei più importanti produttori della Malesia, dopo che un indagine statunitense ha esposto che l’azienda asiatica impiegava il lavoro forzato nelle proprie attività. L’indagine, a rigor del vero, negli ultimi due anni ha esaminato numerose aziende del sud-est asiatico, e già nel 2020 portò alla decisione di bandire le importazioni di sei società (tra cui la stessa Sime Darby) dalle dogane a stelle e strisce.
Un blocco che, unito alla più recente dichiarazione di Ferrero, va di fatto a minare la posizione dell’azienda malese come leader della produzione sostenibile di olio di palma: a tal proposito, la Sime Darby ha risposto dicendo di aver adottato nuove misure nell’area dei diritti umani, e di aver effettuato “cambiamenti radicali” circa le pratiche di lavoro impiegate. Le parole, però, non sono bastate a salvare i propri titoli in borsa, che hanno chiuso la scorsa settimana in calo del 4%.
“Il 6 aprile abbiamo chiesto a tutti i nostri fornitori diretti di interrompere la fornitura a Ferrero di olio di palma e olio di palmisti provenienti indirettamente da Sime Darby, fino a nuovo avviso” ha commentato la Ferrero. “Ferrero rispetterà la decisione della US Customs and Border Protection” ha aggiunto, sottolineando che di fatto l’azienda malese si occupava di fornire appena lo 0,25% dei suoi volumi complessivi di olio di palma.