L’erario inglese vuole vederci chiaro nella gestione fiscale di Ferrero che rischia di pagare caro i suoi volteggi fiscali, tra l’altro perfettamente legali, di ottimizzazione internazionale delle imposte. La Nutella di Alba è sotto la stretta osservazione della deputata laburista Rachel Reeves, che ha chiesto al governo di intervenire per impedire a società del genere di utilizzare “stratagemmi fiscali opachi” finalizzati a pagare meno tasse.
“Le regole per società come Ferrero e qualsiasi altra azienda sono semplici: le tasse vanno pagate nel Paese in cui si realizza il fatturato” ha spiegato la Reeves. Ma nelle multinazionali, anche quelle attive sul web, non vale questo principio. Stando a quanto riportato dal The Guardian, nel 2019, l’azienda di Alba ha versato all’erario inglese 110 mila sterline di tasse (130mila euro). Uno strano dato per la deputata britannica, visto che il fatturato della filiale ha toccato quasi quota 419 milioni di sterline (500 milioni di euro). Il punto, però, non è solo l’anno precedente, poiché in dieci anni l’azienda italiana ha pagato al fisco d’Oltremanica 500mila sterline (600 mila euro): una cifra esigua secondo Rachel Reeves.
Per il giornale britannico la situazione sarebbe un po’ diversa. Tutto dipende da uno stratagemma fiscale semplice e che rispetta le regole. Lo scorso anno Ferrero ha pagato 334 milioni di sterline in costi di vendita alla holding lussumburghese che controlla l’intero gruppo. Così facendo, la divisione inglese ha registrato solo 9,7 milioni di sterline di utile ante-imposte in base ai quali ha pagato 110 mila sterline di tasse”.
Da parte sua Ferrero afferma di corrispondere le imposte nei paesi in cui opera nel pieno “rispetto delle norme fiscali locali e internazionali”.
Fonte: The Guardian