Ben 37 chilogrammi di cannabis light, prima sequestrata dai Carabinieri e infine restituiti al contadino per ordine delle autorità legali: è quanto capitato a Tresigallo, piccola frazione in provincia di Ferrara, in quello che l’avvocato dello stesso coltivatore ha definito un punto importante della giurisprudenza in materia.
Federico Bolognesi, legale del contadino in questione, stava infatti facendo riferimento alla pronuncia della Cassazione a sezioni unite del 2019, che proibì il commercio della cannabis light segnando “una svolta negativa per i contadini”. In questo contesto, la vicenda di Tresigallo costituisce un precedente per cui se un contadino coltiva semi certificati senza tuttavia mettere in commercio il prodotto allora ecco che quest’ultimo è sicuramente esente dal sequestro, qualsiasi sia il quantitativo effettivamente prodotto. Bolognesi, infatti, ha spiegato che il suo cliente stava utilizzando la cannabis sequestrata non per commercializzarla, bensì come fertilizzante nell’ambito della pratica agronomica del sovescio – nulla a che vedere, per intenderci, con il caso nel Novarese di qualche settimana fa.
“Dagli atti dell’indagine risulta che i carabinieri di Migliarino avrebbero voluto comunque distruggerla ma la magistratura ha deciso di restituirgliela” continua Bolognesi. “e polemiche dei coltivatori sono frequenti ed è tanta l’indignazione di coloro che si vedono sequestrare e distruggere prodotti legittimamente coltivati se si pensa che, girando l’angolo, si possono trovare indisturbati i rivenditori. L’archiviazione potrebbe risultare fondamentale per questi agricoltori considerando che risolve alcuni dubbi posti dalla Cassazione in senso favorevole a chi coltiva”.