Lo scenario descritto dal presidente di Federalimentare Ivano Vacondio è molto chiaro: a causa dell’aumento dei prezzi che ha colpito anche l’industria alimentare le imprese saranno costrette ad aumentare i prezzi dei prodotti sugli scaffali, pena rischiare la chiusura. Si tratta di un rischio concreto, aritmetico, che offre ben poche soluzioni alternative.
“La situazione è diventata insostenibile” ha dichiarato Vacondio, il cui parere è che la mancanza di offerta della materia prima non sia affatto una bolla e, pertanto, non è destinata a estinguersi in tempi brevi. Il presidente spiega che questa crisi non è legata a un aumento della richiesta, ma soprattutto a “uno smisurato aumento di costo di tutte le materie prime, degli imballaggi, del caro noli e del caro container che penalizzano il nostro settore”. In particolare, Federalimentare accusa la Gdo, che ha riconosciuto in maniera troppo tardiva e insufficiente i maggiori costi di produzione legati a materie prime ed energia, risultando in un declino per il settore.
Il timore, chiaramente, è quello di non riuscire a godere del tutto dei vantaggi legati alla ripresa di questa fase post-pandemica, che sta portando a un’espansione del PIL e dei mercati. “È inoltre auspicabile che si intervenga per contenere la speculazione della finanza in un settore, come quello del food, così eticamente delicato” ha infine concluso Vacondio.