GOBankingRates ha coinvolto un analista esperto di consumi e un professore (assistente) di economia per stabilire che il prezzo di hamburger e patatine nei fast food è aumentato anche di oltre il 50% nel corso degli ultimi 20 anni. Ma che, davvero? Non ci saremmo mai arrivati.
Gli esempi fatti parlano chiaro: nel 2002 un Big Mac da McDonald’s costava 2,39 dollari, mentre adesso si arriva a 5 dollari. E questo solo per l’hamburger, senza contare patatine fritte o bevande. Stessa cosa per quanto concerne Taco Bell: nel 2002 un Taco con carne alla griglia costava 1,49 dllari, mentre adesso costa 2,49 dollari.
Secondo i due esperti convocati, le cause dell’aumento dei prezzi al fast food sono diverse:
- menu ampi: se un fast food ha un menu con parecchie voci diverse, questo vuol dire che deve usare più ingredienti, cosa che fa aumentare il prezzo. Ma in realtà è vero anche il contrario: ipotizziamo una catena che prepara solo pollo realizzato in diversi modi. Nel malaugurato caso in cui fosse solo la carne di pollo ad aumentare, ecco che, inevitabilmente, i prezzi saliranno
- inflazione: causa un aumento più veloce nel settore della ristorazione rispetto ad altri. A questo bisogna aggiungere l’aumento dei salari medi nel settore dell’ospitalità e del turismo (+5,1% nel corso dell’ultimo anno)
- difficoltà di approvvigionamento degli ingredienti: ovviamente se un fast food propone piatti con ingredienti difficili da trovare, ecco che i prezzi aumentato. E questi rincari vengono trasferiti poi sui clienti
Gli analisti, poi, hanno anche spiegato perché i Fast-Food Dollar, tanto amati dagli studenti perché si mangiava a buon mercato, siano stati messi da parte. Molto spesso, infatti, le voci di questi menu economici includevano ingredienti che il ristorante non poteva poi usare altrove: eventuali giacenze sarebbero andate sprecate, con conseguente perdita economica. Inoltre i fast food, lo dice il nome stesso, sono posti dove bisogna servire rapidamente: se metti troppe voci nel menu, ecco che i dipendenti ci metteranno più tempo a preparare tutto.
In aggiunta, attualmente, gli ingredienti costano troppo perché ci si possa permettere di proporre menu da 1-2-3 dollari.
Gli analisti sostengono che è altamente improbabile che i prezzi dei fast food scendano: una volta che le cose aumentano di prezzo, raramente poi scendono. Più probabile, cosa che fra l’altro sta già accadendo, che i clienti assistano al fenomeno della “shringflation”: si paga lo stesso prezzo, ma si riceve meno in quando, per evitare di aumentare troppo i prezzi, si bilancia riducendo le porzioni.