Fame Zero nel mondo entro il 2030: un obiettivo difficile secondo la FAO

Secondo la FAO raggiungere l'obiettivo Fame Zero nel mondo entro il 2030 sarà molto difficile: servono più fondi e impegno.

Fame Zero nel mondo entro il 2030: un obiettivo difficile secondo la FAO

Raggiungere l’obiettivo Fame Zero nel mondo entro il 2030 appare sempre più difficile. Secondo Maurizio Martina, vice direttore generale della FAO, sono i conflitti la prima vera ragione della fame e della malnutrizione nel mondo.

A fornire un quadro generale sono i dati rivelati da Fondazione Cesvi durante la 16esima edizione italiana dell’Indice Globale della Fame. L’analisi ha interessato 116 Paesi, basandosi su quattro indicatori:

  • denutrizione
  • deperimento infantile
  • arresto della crescita infantile
  • mortalità dei bambini sotto i 5 anni

Secondo i dati, 47 Paesi non riusciranno a diminuire la fame a livelli bassi entro il 2030, anzi, rispetto al 2012 è aumentata in 10 Paesi. Nel 2020 si registrano 155 milioni di persone in stato di insicurezza alimentare acuta, 20 milioni in più rispetto al 2019. Le regioni maggiormente interessate sono quelle dell’Africa subsahariana e dell’Asia meridionale.

Inoltre ricordiamo che quasi 150 milioni di bambini nel mondo soffrono di malnutrizione cronica.

L’unione di guerre, pandemia Covid e cambiamento climatico sta rischiando di mandare all’aria tutti i lenti progressi fatti finora. Tra il 2006 e il 2012, infatti, il punteggio mondiale della fame era sceso di 4.7 punti, mentre dal 2012 al 2021 è sceso di soli 2,5 punti.

bambini fame

Il Paese maggiormente a rischio è la Somalia: qui si parla di un livello di fame “estremamente allarmante”. Seguono, poi, nove paesi con livello “allarmanti” e 37 con livello “grave”, fra cui Afghanistan, India, Pakistan, Sudan, Etiopia, Nigeria, Venezuela e Haiti.

Le guerre e i conflitti armati sono la principale causa di insicurezza alimentare, testimoniato anche dal fatto che otto dei dieci Paesi con livelli di fame elevati sono teatri di guerra.

Maurizio Martina ha poi spiegato che la FAO ha calcolata che per riuscire a raggiungere l’obiettivo Fame Zero nel 2030, bisognerebbe stanziare 40-50 miliardi di dollari l’anno su progetti mirati. Quello che serve è una mobilitazione straordinaria di risorse economiche.

Il vicedirettore avverte: “Otto anni da qui al 2030 sono pochi per sconfiggere la fame e non è detto che si riesca, ma dobbiamo provarci e l’impegno della Fao è proprio quello di mettersi al centro per poter accompagnare in modo operativo i progetti di sviluppo rurale nodali nella lotta alla fame e nel ripristino delle condizioni minime essenziali in tutte le latitudini”.

Per esempio, attualmente stanno lavorando in Afghanistan vittima non solo della situazione politica, ma anche di una grave siccità.