Abbiamo passato tanto di quel tempo a disquisire sull’acqua che elimina l’acqua.
Quella che fa fare plin plin, quella islandese, norvegese, quella al lampone, quella senza sali, quella piena di sali, quella molto gasata, poco gasata, medio gasata e sgasata che ora che non c’è n’è più di alcun tipo, non sappiamo cosa fare.
Leggo sui giornali di oggi:
“L’Italia senza acqua“, “Parma: aziende del cibo allo stremo”, “Torino: preoccupa il Po più basso del 65%”, “Centro-Nord a secco, a rischio razionamento”, “Danni per un miliardo alle coltivazioni”, “La seconda primavera più calda dal 1800“, “Nel Lazio si registra meno 30% di piovosità.”
Ora, non voglio fare il moralista: i golosi come noi sono tutto tranne che francescani. Noi nel superfluo ci sguazziamo, e orgogliosamente.
Però non può esistere il superfluo senza l’indispensabile, dunque anche noi sull’acqua dobbiamo fare la nostra parte.
Dedichiamo meno attenzione alla carta delle acque e dirottiamola sulle buone pratiche: facciamo la doccia e non il bagno; laviamo meno la macchina; spegniamo il rubinetto mentre ci spazzoliamo i denti.
Soprattutto: beviamo meno acqua e più vino.