Con 200 milioni di euro di dotazione iniziale, l’area che sino al 31 Ottobre è stata occupata da Expo 2015 diventa una cittadella internazionale dove si studierà come migliorare la qualità della vita. Il cibo resta protagonista ma si parla anche di arte, cultura e medicina.
Nel frattempo, per restare con i piedi per terra, qualcuno ha iniziato a calcolare se i presunti benefici per la ristorazione meneghina, sbandierati con enfasi all’inizio dell’esposizione, ci sono stati davvero.
In base ai dati della Camera di Commercio di Milano che Wired ha potuto spulciare, si potrebbe dire che non è tutto oro quel che luccica, almeno per un settore già abbastanza in salute come quello dei ristoranti.
Le previsioni più ottimistiche attestano nei sei mesi di Expo ricavi oscillanti tra 1,2 miliardi e 3,5 miliardi di euro.
In una città come Milano, dove la spesa ristorativa media si aggira da cinque anni a questa parte intorno ai 4 miliardi di euro, non si tratta di un rincaro notevole. Insomma, la città meneghina si difende bene dal punto di vista ristorativo ma l’Expo sembra aver disatteso le grandi speranze.
Bisognerà attendere i dati del bilancio 2015 (in uscita nel 2016), per avere un quadro preciso della situazione economica.
Intanto, alcuni numeri sono già disponibili: registrate 300 nuove aperture nel comune di Milano, quasi la totalità riguardano la ristorazione mobile.
Trend che si riflette sull’intera provincia lombarda, che con le sue 420 nuove attività (su un totale di diciassettemila), conferma l’andamento nazionale verso lo street food, dato evidente anche nell’aumento di vendite di locali a metraggio ridotto.
Per quanto riguarda l’impiego, si registra un incremento di seimila addetti al settore in più. Un dato puramente indicativo, si affrettano a precisare dalla Camera di Commercio, visto che le unità possono essere registrate a Milano ma dislocate altrove.
Il Grande Evento, per settori come quello ristorativo, sembra insomma non esserci stato. Nessuna svolta significativa per la città meneghina, se non un fiorire di svariate piattaforme junk food.
Ma la patatina olandese è ben distante dalla Carta di Milano.
[Crediti | Link: Wired]