Ettore Prandini contro la carne coltivata: “ci vogliono antibiotici e ormoni”. E per quella reale?

Secondo il presidente di Coldiretti, la carne coltivata è pericolosa per la salute e per la democrazia. La carne da allevamenti, desumiamo, non pone invece alcun problema.

Ettore Prandini contro la carne coltivata: “ci vogliono antibiotici e ormoni”. E per quella reale?

L’evento itinerante Panorama on the road, organizzato dall’omonimo settimanale, ha fatto tappa a Matera dove ha ospitato, tra gli altri, il ministro dell’agricoltura Lollobrigida e il presidente di Coldiretti Ettore Prandini – due che, quando si parla di carne coltivata e protezione del Made in Italy a tutti i costi, viaggiano sulle stesse frequenze. Intervenuto in videocollegamento, Prandini (che tiene al tema così tanto da averlo difeso, in passato, con particolare “trasporto”) ha tirato fuori dal sacco un’altra ragione per cui la carne e qualsiasi altra produzione alimentare “sintetica” dovrebbe essere bandita dalla faccia della terra. Il presidente la ritiene pericolosa per la salute pubblica a causa dell’utilizzo di antibiotici e ormoni; e la carne “reale”, invece, come viene prodotta?

Antibiotici nella carne coltivata e non

Antibiotici allevamento

Strano che proprio la carne coltivata venga tacciata di essere nociva per la salute umana a causa dell’utilizzo di antibiotici e ormoni. Strano perché da anni si discute delle conseguenze dell’abuso di questi medicinali negli allevamenti di carne “reale” e di come soluzioni alternative, come quelle prodotte in laboratorio, possano aiutare a contrastare vari fenomeni, uno fra tutti l’antibiotico-resistenza. È la scienza a dirlo, non noi. Se sfogliamo le pagine della rivista scientifica Nature, ad esempio, ci troviamo più di uno studio che evidenzia proprio questo aspetto. Leggiamo così che “la carne coltivata può essere ottenuta senza gli antibiotici comunemente usati negli allevamenti convenzionali ed è priva di altri contaminanti come microplastiche, e di metalli pesanti tossici come il mercurio”.

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A onor del vero, bisogna anche dire che, secondo i rapporti, la situazione antibiotici negli allevamenti italiani ed europei è migliorata negli ultimi anni, grazie anche al divieto a livello europeo dell’utilizzo profilattico di questi medicinali sugli animali. Ma la situazione non è ancora delle migliori. La vendita di antibiotici rimane prevalentemente destinata agli “animali da carne”; in Italia si registra un calo del loro utilizzo, ma siamo comunque messi peggio di molti altri Paesi europei (terzi, dopo Cipro e Polonia).

Ma non è solo questione di antibiotici e ormoni; per Prandini la carne coltivata minaccia addirittura la democrazie: “Il cibo in laboratorio dà la possibilità a poche persone di gestire un bene che deve essere accessibile a tutti”. La verità, però, è che mettendo i team di ricerca in condizione di sperimentare e lavorare concretamente sulle innovazioni alimentari, la carne coltivata può diventare un prodotto sostenibile e accessibile. Lo affermano anche i protagonisti di CultMeat, progetto torinese che evidenzia la possibilità di una coltivazione di carne sostenibile e scalabile dal punto di vista economico.