Un blocco totale per ricalibrare il tiro – in altre parole, l’Onu ha ritenuto opportuno sospendere gli aiuti alimentari all’Etiopia a causa del costante dirottamento delle risorse da parte dei gruppi armati del paese. Il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite (WFP, o World Food Programme) ha dunque dichiarato la sua intenzione di sospendere seduta stante la propria assistenza alimentare al Paese africano in seguito alla scoperta di una “campagna diffusa e coordinata” che di fatto impediva al cibo di giungere al popolo etiope: l’obiettivo per l’immediato futuro, stando a quanto dichiarato, è quello di implementare “tutele e controlli rafforzati che garantiscano che l’assistenza umanitaria raggiunge le persone intese”.
Stop agli aiuti alimentari in Etiopia: l’Onu ricalibra il tiro
A oggi l’Etiopia si trova strozzata dalla peggiore siccità degli ultimi quattro decenni e mutilata da una sanguinosa guerra civile – una situazione complicata che ha spinto più di 20 milioni di persone a fare affidamento agli aiuti umanitari dell’Onu. In questo contesto, la decisione di “chiudere i rubinetti” è certamente stata presa a cuore pesante.
“Si è trattato di una decisione difficile ma necessaria” ha commentato a tal proposito un portavoce dell’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (USAid). “Non sarà possibile riprendere la distribuzione degli aiuti alimentari in Etiopia fino a quando non saremo certi che il cibo arrivi nelle mani di chi ne ha bisogno”.
Non si tratta della prima volta che l’USAid e il WFP si trovano a dovere prendere una decisione del genere: solamente lo scorso inverno, infatti, le due organizzazioni decisero di sospendere le forniture di cibo alla regione del Tigray, nell’Etiopia settentrionale, in seguito a denunce di furti e dirottamenti dei beni alimentari. Il Tigray è stato al centro di una guerra civile che si è conclusa a novembre e quasi tutti i suoi 6 milioni di abitanti dipendono dagli aiuti.
Una nota anonima redatta da alcuni donatori stranieri e riportata dal The Guardian, nel frattempo, allunga le ombre del sospetto verso le stesse autorità governative etiopi. “Un ampio monitoraggio indica che questa deviazione dell’assistenza alimentare finanziata dai donatori è uno schema coordinato e criminale, che ha impedito che l’assistenza alimentare salvavita raggiungesse i più vulnerabili” si legge in tale nota. “Lo schema sembra essere orchestrato dal governo federale e regionale delle entità etiopi, con unità militari in tutto il paese che beneficiano dell’assistenza umanitaria”.
Sospetti alimentati, tra l’altro, dalle confessioni di un funzionario statunitense – anch’egli rimasto anonimo – che ha affermato che il governo federale etiope ha usato parte degli aiuti alimentari dirottati per nutrire i combattenti tigrini; e del racconto di operatori umanitari – rimasti anonimi – che hanno dichiarato che le autorità ribelli del Tigray erano solite confiscare parte degli aiuti come “tassa”.