Lo chef stellato Erminio Alajmo ha deciso di scendere in piazza per far sentire anche la sua voce: chiede al Governo una data per la riapertura, perché “noi ristoratori siamo stufi e vogliamo tornare a lavorare”.
Tocca questa volta allo chef Alajmo scendere in piazza: ci avevano già pensato anche altri chef, come Natale Giunta che ha organizzato una protesta per la chiusura dei ristoranti a Pasqua. Sono in tanti, in realtà, a sostenere quanto sottolinea con forza Alajmo: “I ristoranti, i bar sono chiusi, ma autobus, treni, metro sono pieni e la pandemia non è diminuita. Sembrava che con Draghi cambiasse la situazione, ma in pratica con questo Dpcm non è cambiato nulla. Dopo Pasqua andremo in piazza per dire al governo ‘siamo stufi, dateci una data certa per la riapertura.’ Vogliamo lavorare”.
“Ormai lo sappiamo, dobbiamo convivere con il Covid, ma non possiamo rimanere chiusi, chi aveva da parte dei risparmi ormai li ha spesi“, ha sottolineato Alajmo “il disagio nella categoria della ristorazione è enorme. Della chiusura per Pasqua si sapeva, ma per il dopo Pasqua ci eravamo illusi, abbiamo stretto la cinghia per arrivare appunto al dopo Pasqua, ed invece questo nuovo Dpcm ci ha deluso tutti, non ci dà respiro: siamo con l’acqua alla gola”.
Erminio Alajmo, presidente dell’Appe di Padova e chef del tristellato “Le Calandre“, ha annunciato fermamente la sua presa di posizione: “Se mi fanno chiudere, mi devono garantire le spese. E non dimentichiamoci poi dei dipendenti: in cassa integrazione da oltre un anno, non ce la fanno più nemmeno loro. I ristoratori più piccoli non hanno più credito in banca ed i costi fissi (affitti, bollette, tasse) corrono, mentre i ristori sono arrivati solo ad alcuni e ad altri no: e sono solo briciole. Metteteci delle regole precise, fate i controlli, e chi sbaglia paga, ma fateci lavorare, pur con limitazioni, distanziamenti, posti limitati, misure di sicurezza, ma fateci tornare a lavorare”.
[ Fonte: Adnkronos ]